mercoledì 30 dicembre 2009
Giochiamo? (English version)
Vorrei chiudere il discorso. Fatevi avanti con le vostre proposte!
This is the cynical concept of species. Species is "whatever a competent taxonomist chooses to call a species". The complete quotation, given by Julian Huxley, is: "species is a community, or a number of communities, whose distintictive morphological characters are, in the opinion of competent systematist, sufficiently definite to entitle it, or them, to a specific name." Who was the taxonomist who said this? Obviously he's a taxonomist who worked on cichlids.
martedì 29 dicembre 2009
Andinoacara stalsbergi: il terrore verde ha un nome
Andinoacara stalsbergi sp. n.
Note ecologiche A. stalsbergi frequenta acque alcaline e dure arrivando a tollerare anche acque salmastre. Gli ambienti acquatici in cui si rinviene la specie non presentano generalmente vegetazione sommersa.
Comportamento riproduttivo In acquario la specie è monogama e forma coppie stabili dove entrambi i genitori si prendono cura della prole. All’interno del legame di coppia è possibile tuttavia osservare la tipica suddivisione dei ruoli in cui il maschio difende il territorio e la femmina è più attiva nelle cure parentali.
Musilová Z., Schindler I., Staeck W. 2009. Description of Andinoacara stalsbergi sp. n. (Teleostei: Cichlidae:Cichlasomatini) from Pacific coastal rivers in Peru, and annotations on the phylogeny of the genus. Vertebrate Zoology. 59(2): 131 – 141.
domenica 27 dicembre 2009
Intermezzo
Se leggerete l'ultimo corposo numero di Journal of Fish Biology (Novembre 2009) potrete cogliere i due grandi filoni di ricerca che interessano questo pesce. Il primo riguarda il comportamento dello spinarello, in particolare del maschio durante la fase riproduttiva che anch'io ho potuto osservare questa primavera in natura. L'altro filone riguarda invece le variazioni morfologiche, fisiologiche e comportamentali della specie.
Buona lettura, nel caso spinarello troverete tutti i grandi temi dell'evoluzionismo, passato, attuale e futuro.
PS: le immagini che accompagnano questo post sono un piccolo saggio dell'apparato iconografico del libro che sto scrivendo sui fontanili e che dovrebbe vedere la luce nel 2010.
sabato 26 dicembre 2009
Neve!

Durante l'altra mattinata ho potuto notare quanto erano affamati i pettirossi che hanno continuato ad inseguirci per tutto il percorso. Parliamo spesso di selezione naturale ma tendiamo a sottovalutare che è soprattutto in questi momenti che agisce. Inizialmente indeciso se mantenere l'usuale distacco dello scienziato-osservatore alla fine ho sparso qualche manciata di semente per gli uccelli. Il fontanile sorge in una zona "protetta" e val la pena intervenire per mantere il fragile equilibrio che si faticosamente è instaurato in questi anni.


mercoledì 9 dicembre 2009
Preludio
I concetti evolutivi di specie, ce ne sono diversi, tentano di inglobare nella definizione di specie il fattore tempo. Semplificando potrei dire che una specie è un gruppo di popolazioni che nel tempo evolve un insieme unico di caratteristiche che la distingue da altre specie. Ricordatelo quando parlerò di Andinoacara stalsbergi che possiede scaglie chiare dai bordi scuri e per questo può essere distinto facilmente da A. rivulatus che ha scaglie scure a bordi chiari. Ovviamente questa non è l'unica differenza tra le due forme, ma è la principale. Nell'articolo vengono citate anche differenze genetiche che tuttavia appaiono di scarsa entità.

Tutto ciò mi ha ricordato il concetto "cinico" di specie che ha trovato in un famoso ittiologo uno dei massimi esponenti. Secondo costui la specie è "una comunità, o un insieme di comunità, le cui caratteristiche morfologiche distintive sono, secondo l'opinione di un sistematico competente, sufficientemente definite per dotarla, o dotarle, di un nome specifico." Come dire, viste le differenze di colorazione tra le due forme troviamo qualcosa che giustifichi la descrizione di una nuova specie. Sono solo malignità le mie? Nel prossimo post una risposta, forse.
Nel frattempo una risposta datela voi. Chi è il famoso ittiologo (dovrebbe essere noto ad ogni ciclidofilo) epigono del concetto cinico di specie?
martedì 1 dicembre 2009
Piccoli girasoli crescono
Mi sono accorto di non avere più aggiornato le notizie sulla crescita delle piccole Xenotilapia sp. "sunflower Msamba" che erano nate ad Aprile e stasera ho scattato alcune fotografie. Di questa specie ho un gruppetto di sette piccoli (i genitori sono stati ceduti data la mia cronica mancanza di spazio) che stanno tutto sommato crescendo bene; si vedono infatti già un paio di coppie impegnate nelle classiche prove di forza tra maschio e femmina che sono fondamentali perché si saldi il legame che li porterà ad essere riproduttori efficaci.
Ecco anche un lieve divertissement riguardante l'ultima specie che sto allevando. Oggi, al ritorno dal lavoro, ho avuto la sorpresa di trovare una femmina con la bocca piena di uova ed un paio di crateri.
domenica 22 novembre 2009
Di revisioni tassonomiche...
Nel post precedente parlavo della poliandria nel genere Julidochromis e dei miei dubbi a riguardo dell'ultimo lavoro pubblicato sul tema e della mail che avevo spedito ad alcuni autori dell'articolo. Ebbene alla mia mail hanno risposto ben due autori.
Il primo a scrivermi è stato Dik Heg dell'Università Berna. Mi ha spiegato che generalmente negli esperimenti messi in atto dal suo gruppo di lavoro cercano di utilizzare animali catturati in natura, anche se a volte vi sono vere e proprie sorprese come nel caso dei Neolamprologus pulcher di Gombe che potrebbero essere degli ibridi data la strana livrea scura che questa popolazione mostra. Il Dottor Heg ha inoltre ricordato che è tuttora molto difficile applicare il concetto biologico di specie ai ciclidi, animali a rapida evoluzione e probabilmente interessati da trasferimenti di geni (ibridazione occasionale o mediati da virus). Nel caso dei Julidochromis tuttavia l'utilizzo di individui provenienti da negozi non dovrebbe influire più di tanto sui risultati dato che tutte le specie del genere hanno un comportamento riproduttivo molto simile.
La seconda mail è del Dottor Satoshi Awata dell'Università di Osaka. In essa mi ha parlato dei 10 anni impiegati per studiare in natura ed in laboratorio i ciclidi del genere Julidochromis lungo le coste dello Zambia (Chituta, Katoto, Gombe, Kapemba, Sumbu, Katete...) e di come abbia constatato che tutte le specie abbiano comportamenti riproduttivi molto simili. A suo parere quindi lo studio pubblicato non deve essere inteso come specie-specifico, ma può essere valido per più specie. Il Dottor Awata mi ha comunque confermato che gli esemplari studiati erano tutti J. transcriptus e che anche la popolazione di Gombe può essere considerata appartenere a questa specie. Avevo citato questa popolazione perché Ad Konings nel suo ultimo libro sui ciclidi del Tanganica aveva ipotizzato che potesse appartenere alla specie marlieri, mentre altri autori, Patrick Tawil per esempio, ipotizzano che possa trattarsi di una specie non ancora descritta. La vera ciliegina finale comunque è che il Dottor Awata sta procedendo insieme ad un collega ad una revisione tassonomica del genere che sembra essere già in fase avanzata (se non ho capito male è in fase di valutazione) e poggiare sull'analisi di oltre 600 esemplari.
Ringrazio il Dottor Heg ed il Dottor Awata per aver contribuito a fare chiarezza sull'argomento e per aver dato qualche anticipazione importante. In realtà avevo un'altra domanda che devo confessare di non avere avuto il coraggio di porre. La voglio anticipare per dare uno spunto personale di riflessione. I ciclidi sono decisamente animali sociali, in particolare i ciclidi a comportamente cooperativo, ma non solo, e negli esperimenti di laboratorio mi pare che spesso quest'aspetto sia sottovalutato dato che si guarda unicamente a gruppi molto ristretti (2-3 individui). I test che si riscontrano nella letteratura ciclidofila sono quindi di qualche utilità per la comprensione della vita di questi pesci oppure sono da considerare come situazioni limite?
Miguel Mora mi ha spedito un video dei suoi Julidochromis transcriptus "Gombe". Grazie!
domenica 15 novembre 2009
Living on the edge. No, living on the wedge. Storie di ordinari conflitti tra sessi.
Lo studio apre alcuni scenari interessanti. Primo: esiste un chiaro conflitto tra i sessi: i maschi dominanti vedono ridurre il proprio contributo alla generazione successiva, mentre le femmine guadagnano dall'aggregazione di maschi subordinati. In secondo luogo non è chiaro perché le femmine non scelgano unicamente maschi piccoli. Probabilmente i maschi grandi sono in grado di allontanare i predatori con maggiore efficacia rispetto ai subordinati, ma l'ipotesi andrebbe testata. In terzo luogo è ora possibile effettuare delle previsioni. Se in un territorio le femmine sono piccole, i maschi grandi sono in grado di imporsi e vi saranno unicamente coppie monogame (aggiungo io: harem?, ma è una situazione che per i Julidochromis non mi sembra mai essere stata rilevata in natura). Se sono presenti fessure a cuneo, allora le femmine sono in grado di attrarre anche i maschi giovani che altrimenti sarebbero esclusi dalla riproduzione e si formerà un trio riproduttivo. Se le femmine sono grandi, invece, esse domineranno i maschi e in questo caso si potrebbe variare dalla monogamia fino alla poliandria classica: una femmina che controlla un territorio in cui ogni maschio possiede un sito riproduttivo.
Questa però è solo la prima parte della storia perché nell'articolo in questione c'è un particolare che mi ha disturbato assai: l'origine dei Julidochromis transcriptus. Per l'esperimento sono stati utilizzati figli (la prima generazione) di esemplari acquistati nei negozi di acquariofilia. Quando ho letto questa informazione un brivido mi ha percorso. Da ciclidofilo di lunga data so che riguardo ai Julidochromis in commercio non c'è molto da stare allegri. Generalmente non se ne conosce la popolazione di provenienza. Spesso sono frutto di incroci che nei migliori dei casi sono avvenuti tra popolazioni diverse e nei peggiori tra specie diverse o in qualche incredibile episodio anche tra generi diversi. Inoltre la situazione tassonomica del genere non mi sembra tranquilla. Ho cercato di tacitare il tarlo che mi rodeva, ma dopo un paio di giorni ho scritto ad uno degli autori dello studio. Ecco la mail:
I red your latest paper about Julidochromis (Living on the wedge: female control of paternity in a cooperatively polyandrous cichlid) and I would like to present your work in my blog. It’s a very interesting paper and I have some questions about it. Why have you chosen to keep Julidochromis transcriptus purchased from pet stores? In the past hobbyists have mixed Julidochromis of different populations and there’s a lot of uncertainty about the taxonomic status of some populations (i.e. Julidochromis transcriptus “Gombe” is possibly a form of Julidochromis marlieri and not of J. transcriptus). Moreover it’s possible that domestication has introduced some modifications on their behaviour. Would it either be possible that the behaviour of the fish you have studied is not the behaviour of the fish in the wild, or that it is the result of a “hybrid” behaviour of different populations or species? Is my doubt of any importance?
Ho letto l'ultimo articolo da voi pubblicato riguardante i Julidochromis e vorrei presentare il vostro lavoro nel mio blog. Si tratta di un articolo molto interessante e perciò ho alcune domande da porre. Per quale motivo avete scelto di utilizzare Julidochromis transcriptus acquistati nei negozi di acquariofilia? In passato gli acquariofili hanno mescolato Julidochromis di differenti popolazioni e c'è molta incertezza inoltre sullo stato tassonomico di alcune popolazioni (per esempio Julidochromis transcriptus “Gombe” è probabilmente una forma of Julidochromis marlieri e non di J. transcriptus). Inoltre è possibile che il comportamento dei pesci da voi studiati non sia il comportamento dei pesci in natura o che sia il risultato di un comportamento "ibrido" derivante da differenti popolazioni o specie? Il mio dubbio è di qualche importanza?)
Il seguito nel prossimo post! Un po' di suspense fa sempre bene, inoltre la risposta alla mia mail apre eccitanti risvolti futuri.
Kohda M., Heg D., Makino Y., Takeyama T., Shibata J., Watanabe K., Munehara H., Hori M., Awata S. 2009. Living on the wedge: female control of paternity in a cooperatively polyandrous cichlid. Proc. R. Soc. B. 276: 4207-4214.
martedì 10 novembre 2009
L'an Cichlidé

Prima di tutto l'articolo iniziale a firma di Wolfgang Staeck sul genere Heros, dove sono presentate tutte le specie. Un articolo di Fabien Naneix (avevo presentato le sue fotografie in questo post) presenta Biotoecus aff. opercularis (un sud americano che per le parvenze "tanganichesche" mi è sempre piaciuto). Un altro articolo su Uaru fernandezyepezi parla dell'allevamento e della riproduzione di questa specie che ho recentemente fotografato e presentato qualche post fa. Recentemente ho rivisto gli esemplari a Le Onde e devo dire che mi sembrano in buona forma. Mi sono ripromesso di fotografarli perché non avevo mai osservati individui che non fossero spaventati o appena arrivati. Un articolo di Uwe Werner presenta Nanochromis transvestitus. Ricordo molto bene quando anni fa andammo a visitare Werner e osservai nella sua fish room una vasca di questa specie con una coppia intenta nei giochi amorosi . Ricordo molto bene come Werner la stesse fotografando. Magari le fotografie dell'articolo sono quelle che ha scattato quella mattina. Mi piace pensare che sia così. A firma di Anton Lamboj invece è l'articolo su Enigmatochromis lucanusi, ne avevo parlato anch'io in questo post. Gli articoli che mi hanno interessato di più sono quelli su Xenotilapia sima (di Thomas Andersen) e su Copadichromis sp. "Firecrest mloto". All'interno del primo articolo mi ha colpito molto la fotografia di X. longispinis e dato che Thomas Andersen mi propone da tempo qualche scambio di pesci è possibile che alla fine ceda per avere un altro pesce quasi grigio.
Ciò che rende peculiare L'an Cichlidé, e in parte simile a questo blog, è l'articolo finale a firma di Martin Geerts che ogni anno presenta un aspetto scientifico della ciclidofilia. Conosco bene gli articoli di Geerts perché per anni ho ricevuto il bollettino dell'Associazione ciclidofila olandese dove tiene una rubrica sullo stesso tema. La mia conoscenza dell'olandese è scarsa, ma ogni volta tentavo di tradurre la rubrica perché il tema mi pareva ben sviluppato. Quest'anno si parla di ciclidi e cromosomi. Geerts evidenzia alcune tendenze evolutive che sono state evidenziate nei ciclidi come la riduzione del numero di cromosomi in alcuni ciclidi neotropicali (Geophagini e Cichlasomatini) o viceversa l'aumento del loro numero nei discus. La conclusione a cui Geerts arriva è che lo studio dei cromosomi dei ciclidi non sembra avere grande utilità tassonomica. Concordo, la tassonomia vive soprattutto di altro. Sappiate comunque che lo stato primitivo del numero cromosomico dei ciclidi è 2n=48. Amen.
lunedì 2 novembre 2009
Aggiornamento: Xenotilapia ...
lunedì 26 ottobre 2009
Aggiornamento. The Amazon: Below Water
domenica 25 ottobre 2009
Nuovo libro all'orizzonte. The Amazon: Below Water
L'uscita è prevista tra quattro settimane.

mercoledì 21 ottobre 2009
Errare humanum est, perseverare...
lunedì 12 ottobre 2009
Fish Behavior. In acquario e in natura.

Questo libro è per tutti coloro che vogliono indagare il comportamento dei pesci ed in particolar modo di quelli che vivono nei nostri acquari. Vi troveremo perciò tanti vecchi amici. Xiphophorus helleri, Cryptoheros nigrofasciatum, Astronotus ocellatus, Crenicichla, Poecilia reticulata, Trichopsis, Danio rerio, ma anche lo spinarello, il pesce gatto, la sanguinerola, il persico sole. Il campo di studio l’acquario, alcune volte anche l’ambiente naturale.
PS: già altri ne hanno scritto la recensione (ecco quella del mio amico Percomorfo), ma è uno dei miei libri preferiti e non ho resistito.
domenica 11 ottobre 2009
Conflitti
E... ora qualcosa di completamente diverso

Larva di salamandra nell'uovo con alghe verdi simbiotiche (1x)
venerdì 2 ottobre 2009
Oggi il Bloganniversario: grazie
PS: sappiate anche che, come da sottotitolo, continuerò a divagare spesso e volentieri. Più che una promessa è una minaccia...
Associazioni alimentari
Alcuni ciclidi (Crenicichla britskii, Satanoperca pappaterra, Cichla kelberi e Geophagus proximus) seguono le razze delle specie Potamotrygon motoro e P. falkneri che mentre si nutrono sul fondo muovono la sabbia mettendo allo scoperto possibili prede che possono essere catturate dai ciclidi. Generalmente associazioni di questo tipo in Sud America sono appannaggio dei caracidi, ma insieme alle razze non sono stati avvistati pesci del genere. Probabilmente perché le razze li predano. È davvero il caso di affermarlo: sorprendenti i ciclidi.
Per chi volesse farsi una cultura sulle associazioni alimentari di questo genere suggerisco di leggere questo post tratto ancora una volta da Il Percomorfo.
Garrone-Neto D., Sazima I. 2009. The more stirring the better: cichlid fishes associate with foraging potamotrygonid rays. Neotropical Ichthyology, 7(3):499-501.

giovedì 1 ottobre 2009
La ragione ed il cuore
martedì 29 settembre 2009
SIAL: species in ancient lakes

Segnalo un interessante convegno appena tenutosi (7-11 Settembre) in Macedonia presso il lago Ohrid che ha avuto per tema "La speciazione nei laghi antichi". Ovviamente si è tenuta una sessione riguardante i Ciclidi che trattava alcuni temi ricorrenti: il ruolo della selezione naturale nella speciazione, pattern di struttura di popolazione lungo coste rocciose e fondali sabbiosi, distinzione morfologica e plasticità fenotipica (in Tropheus moorii). Per ora sono disponibili gli abstract mentre per la pubblicazione degli articoli veri e propri occorrerà attendere un numero speciale di Hydrobiologia che non penso vedrà la luce prima del 2011. Del precedente speciale di Hydrobiologia dedicato alla speciazione nei laghi antichi ne avevo parlato in questo post. Se volete saperne di più cliccate sull'immagine: è dal 1993 che periodicamente si tengono convegni dedicati al tema delle specie dei laghi antichi.
domenica 27 settembre 2009
Congresso AIC 2009

La conferenza ha trattato tutte e trentatre le specie di ciclidi nani sudamericani fino ad ora conosciuti (una notevole differenza di numero se pensiamo che gli Apistogramma a detta di Staeck sono circa 120). Oltre a mostrare foto di buona qualità, Staeck ha anche prodotto informazioni che difficilmente troveremo sui libri. Un esempio su tutti riguarda Mikrogeophagus altipispinosus che durante le cure parentali, in caso di necessità, raccoglie le larve in bocca e le trattiene per oltre mezz'ora. Anni fa ho allevato questa specie, ma non ho mai osservato questo comportamento. D'altronde l'acquario era pesantemente piantumato ed i pesci si sentivano ben protetti.

Molto interessante è stata anche la conferenza di Pietro de Checchi, socio AIC, riguardante la chimica dell'acqua. La sua esperienza è partita dall'osservazione dei fontanili delle sue zone, Padova, e della lussureggiante vegetazione che accolgono. L'analisi delle acque di fontanile non ha mostrato molte differenze con l'acqua di casa, ma purtroppo in acquario la situazione non è così rosea. La sua ipotesi di lavoro è che nell'acqua di rubinetto ci sia tutta una serie di composti che non sono rilevabili facilmente e che influiscono sull'equilibrio dell'acquario. La sua proposta è quindi di filtrare l'acqua da immettere in vasca con carbone attivo per circa una settimana. Devo dire che per uno come me che ha appena installato dei punti di carico-scarico dell'acqua questo discorso non è per nulla rassicurante.
domenica 20 settembre 2009
Due nuove specie, una di meno ed una ridefinizione
Per finire ecco le due specie di cui non riporto la diagnosi della colorazione dato che appare in fotografia.
Otopharynx spelaeotes n. sp.
Otopharynx spelaeotes maschio fotografato a Jalo Reef.
Fotografia di Ad Konings. Tutti i diritti riservati.
Sinonimi Otopharynx sp. "cave"
Distribuzione Diffuso lungo la costa orientale e occidentale del Lago Malawi per circa due terzi della lunghezza del lago. Lungo la costa occidentale il punto più a sud è Jalo Reef nei pressi di Nkhotakota, mentre lungo la costa orientale la popolazione più meridionale è a Gome dove convive con O. antron. Le popolazioni a maggiore densità sembrano essere quelle settentrionali dove la costa rocciosa presenta la maggiore inclinazione.
Habitat ed ecologia O. spelaeotes preferisce le cavità di grandi dimensioni presenti negli ambienti rocciosi costituiti da massi di grandi dimensioni. La maggior parte degli avvistamenti riferiscono di individui solitari che frequentano habitat oltre i 10 m di profondità. I maschi in riproduzione occupano un territorio all'interno di grandi cavità. Questi ciclidi si nutrono del materiale raccolto dalla superficie delle rocce che spesso include le deiezioni dei ciclidi erbivori.
Otopharynx antron n. sp.

Otopharynx antron maschio fotografato a Gome.
Fotografia di Ad Konings. Tutti i diritti riservati.
Sinonimi Stigmatochromis sp. "modestus eastern"
Distribuzione In base ai dati attuali O. antron è diffuso unicamente lungo un tratto di 20 km di costa orientale tra Gome e Nametumbwe. Le popolazioni presenti mostrano densità molto ridotte ed una spiccata preferenza per gli ambienti di profondità.
Habitat ed ecologia O. antron è stato osservato raramente. La popolazione di Nametumbwe è formata quasi esclusivamente da maschi in livrea riproduttiva che difendono piccole cavità in un ambiente misto di sabbia e roccia alla profondità di 10-15 m. I territori sono disposti a distanza di 4-10 metri l'uno dall'altro. Le popolazioni di altre località (Chiofu e Gome) vivono in ambienti a 35-60 m di profondità.
Cleaver R. M., Konings A. F. Jay R. Stauffer, Jr. 2009. Two new cave-dwelling cichlids of Lake Malawi, Africa. Ichthyol. Explor. Freshwaters, 20(2): 163-178.
martedì 15 settembre 2009
Count Down
Ovviamente io sarò a Faenza per incontrare amici che vedo di rado, per ascoltare le conferenze e per vedere i pesci della borsa. La mia speranza è di riuscire a prendere qualche appuntodelle conferenze in modo da poter relazionare quanto accade. Sto pensando anche di dare una specie di copertura live dell'evento attraverso il mio account in twitter. Non so se funzionerà, ma ci proverò. Nel frattempo sto rimuginando sulla descrizione (di qualche settimana fa in realtà) di due nuove specie di Otopharynx (O. antron e O. spelaeotes) . A breve qualche considerazione, prima che arrivi qualche nuova specie.
lunedì 31 agosto 2009
Crolla un mito

L'estate ciclidofila ribolle di novità (specie nuove del Lago Malawi, articoli sulla radiazione dei ciclidi del lago Tanganica) ed io cosa faccio? Curioso qua e là. Il curiosare a caso spesso mi offre grande soddisfazione, spesso più della ricerca sistematica delle notizie.
Pensate ad un numero, cioè volevo dire, pensate ad un ciclide monogamo. Boulengerochromis microlepis? In effetti è un ciclide monogamo, ma io penso a qualcosa di più acquariofilo. Eretmodus cyanostictus? Questo è un ciclide monogamo e discretamente diffuso negli acquari, ma io guardo all'Africa occidentale. Pelvicachromis? Bravi avete indovinato, in particolare penso a Pelvicachromis taeniatus, una specie che sia in acquario che in natura è monogama o perlomeno sembra. Quando si parla di monogamia nei ciclidi non si deve intendere una relazione duratura, nei animali basta che la relazione duri esclusivamente per una stagione riproduttiva perché si possa parlare di monogamia. Pelvicachromis taeniatus forma legami stabili con i due sessi che si dividono alla pari, o quasi, i duri compiti di accudimento della prole. Il recente sospetto è che anche i Pelvicachromis taeniatus non siano così fedeli come sembrano. Infatti i maschi di questa specie producono gli spermatozoi più lunghi tra tutti i ciclidi: 70 micrometri. Il precedente record era stabilito da Telmatochromis vittatus che però produce spermi lunghi la metà. Per qual motivo Pelvicachromis taeniatus deve investire così tanto negli spermatozoi? Una risposta certa non esiste per ora; tentiamone una dando una veloce panoramica agli animali che producono spermatozoi giganti. Il record mondiale è per ora detenuto da un moscerino (Drosophila bifurca) che ha spermatozoi di 5,8 cm. Date le enormi dimensioni degli spermatozoi un maschio di D. bifurca non può che generare poche centinaia di tali cellule in tutta la sua vita. I vantaggi di produrre spermi enormi sembrano essere molteplici. In alcune specie gli spermatozoi giganti sono più veloci di quelli piccoli. In altre gli spermatozoi giganti sembrano combattere tra loro, ma non è ancora chiaro se combattano veramente o semplicemente si scontrino durante gli spostamenti; in altre specie ancora gli spermatozoi giganti bloccano il condotto dell'apparato genitale femminile in modo che la femmina infedele non possa godere di spermatozoi di altri maschi. In Pelvicachromis taeniatus gli spermatozoi giganti possono sembrare una stranezza visto il regime di monogamia stretta della specie, ma scommettete che forse tanto monogami questi ciclidi non sono? L'esistenza degli spermi giganti troverebbe una spiegazione se in questa specie si osservassero dei maschi "sneakers", i maschi che durante gli accoppiamenti si introducono di soppiatto per cercare di fecondare qualche uovo. Gli spermatozoi giganti, infatti, impedirebbero agli spermi più piccoli di fecondare le uova, ma purtroppo nessuno ha ancora osservato maschi sneaker in questa specie.
Le sorprese con Pelvicachromis taeniatus non sono finite qui, ma vista l'ora non rimane che darci appuntamento al prossimo post.
Thünken T., Bakker T. C. M., Kullmann H.. 2007. Extraordinarily long sperm in the socially monogamous cichlid fish Pelvicachromis taeniatus. Naturwissenschaften, 94: 489-491.
domenica 16 agosto 2009
Chiuso per calura

L'afosa calura estiva mi rende impossibile qualcunque attività e produrre un wordle è stata un'impresa quasi aldilà della mia attuale residua attività neuronale. Osservando il wordle noto che come mio solito il concetto di specie è saldamente al centro del blog. Le idee per i prossimi post non mancano (domesticazione, convergenze evolutive, cure parentali...), ma temo che ci sia bisogno di un paio di gradi centigradi in meno perché vedano la luce. Nel frattempo il maschio di Altolamprologus sp. "compressiceps shell Ujij" sta corteggiando spietatamente una femmina apatica nonostante i 31°C dell'acqua (ogni cambio d'acqua è vano). Contento lui...
giovedì 13 agosto 2009
L'alga "assassina"

Sono là fuori, stanno avanzando. Sono ostili. Nulla li ferma, sono invincibili. Non si tratta di una finzione di Orson Welles, gli invasori esistono. Sono le specie aliene ed invasive, organismi che per scherzo del destino o per deliberata azione sono stati immessi in un territorio che non li vedeva presenti. Una volta insediatisi gli alieni sono in grado di riprodursi in modo incontrollato; non esistono, infatti, competitori efficienti o predatori specializzati in grado di contrastarli. È il caso di Caulerpa taxifolia, un'alga verde tropicale recentemente comparsa nel Mar Mediterraneo. A detta dell'autore, il noto ficologo (si chiamano così gli studiosi di alghe) Prof. Alexandre Meisnez, i primi esemplari di quest'alga sono stati gettati in mare dalle finestre del Museo Oceanografico di Monaco durante la manutenzione delle vasche. In acquari ben funzionanti alghe di questo genere tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile e periodicamente devono essere sfoltite per non mettere a rischio l'equilibrio dell'ecosistema artificiale. Il fatto di essere tropicali tuttavia dovrebbe impedirne la sopravvivenza in un mare temperato. Oppure il cosiddetto mare temperato, tanto temperato non lo è più?
Alga invasiva e pure "assassina"! Numerosi rappresentanti del genere Caulerpa, infatti, producono tossine, anche mortali. Non deve stupire la presenza di composti tossici, si tratta di una delle innumerevoli strategie difensive messe in atto da alghe e vegetali in genere. È raro tuttavia che l'uccisione sia diretta perché gli animali imparano in fretta ad evitarla, un po' come le mucche che in un prato sanno cosa mangiare e cosa no. Quindi che male c'è in una "nuova" specie che colonizza il Mediterraneo? Nessuno, se non fosse che soffoca le foreste della fanerogama simbolo del Mare Nostrum, la Posidonia, uno degli ultimi ambienti più biodiversi del Mediterraneo. Nessuno, se non fosse che ricopre pareti dove vivono una fauna ed una flora marina ampie e diversificate. Nessuno, se non fosse che la maggior parte degli animali la evitano. Queste sono le denunce del Professor Meisnez che per primo ha sollevato la controversa questione Caulerpa. Lanciato il sasso nasce la disputa che procede secondo uno schema collaudato (avete presente il meccanismo messo in atto dalle case produttrici di tabacco quando si iniziò a parlare del rapporto sigarette-tumore al polmone?). L'alga c'è, ma non c'è. La sua avanzata, infatti, non è stata notata subito. Se c'è significa che è originaria del Mediterraneo. Qualcuno, infatti, ha affermato che l'alga misteriosa era una specie risvegliatasi da una sorta di lungo letargo. Anche se è tropicale che influsso negativo volete che abbia? Oltre alle varie incertezze scientifiche aggiungete la proverbiale lentezza burocratica della macchina statale, un aspetto che non sembra essere solo italiano, e si ottiene che quando si grida "Al lupo" la reazione non arriva.
Il "Caulerpa affair" ha vari piani di lettura. Un'alga tropicale, un'autorevole istituzione scientifica, il rimpallo delle responsabilità et voilà, il gioco è fatto. Televisioni, giornali, riviste avranno di che rimestare dando spesso la parola a certi esperti del settore che cavalcheranno l'onda per divulgare i risultati delle proprie ricerche (convinzioni o preconcetti in alcuni casi?) senza lasciare possibilità di replica agli oppositori. Le tivù, la radio e, perché no, internet raggiungono un numero enorme di persone, inimmaginabile anche per le più autorevoli riviste scientifiche. Non importa che le fonti non siano controllate, un controllo serio richiede tempo e competenza che ben pochi si possono permettere.
Manca la ciliegina sulla torta, l'aspetto che più turba l'acquariofilo che è in me. Gli studi genetici hanno identificato l'origine della Caulerpa invasiva: è lo stesso ceppo presente negli acquari domestici di tutto il mondo. È quasi come essere complici, anche se involontari, di un assassinio.
Rivisto a qualche anno di distanza dalla pubblicazione, l'edizione francese è del 1997, mentre quella italiana è del 2001, il volume mi ispira uno strano sentimento di tenerezza che stride con lo sdegno che mi procurò al tempo; allora mai avrei immaginato che i pesci pappagallo avrebbero scambiato l'arcipelago Toscano per un mare tropicale oppure che i barracuda sarebbero diventati protagonisti dello spinning contemporaneo in Mediterraneo. L'alga assassina è la punta mediatica di una trasformazione globale che procede inesorabile nell'omogeneizzazione ambientale. Già sulla terraferma a volte non sai se si trovi a Singapore, Milano, Londra, Washington. Il paesaggio è lo stesso dapperttutto: un po' di robinia, ailanto, qualche betulla. Ora anche l'ambiente sommerso per quanto possibile si sta adeguando: i tropici a casa tua o casa tua come i tropici. Che differenza c'è?
Alexandre Meinesz. L'alga assassina. Caulerpa taxifolia: un attentato alla biodiversità del Mediterraneo. Bollati Boringhieri, p. 285, € 24.79.
martedì 11 agosto 2009
Mating system: cambiare strategia a seconda delle circostanze
Noi umani permeati di essenzialismo fino al midollo cerchiamo di incasellare nelle nostre categorie mentali i comportamenti degli altri esseri viventi e se i conti non tornano tendiamo a ritenerle deviazioni, aberrazioni. Si pensi alle strategie riproduttive che in una specie possono essere molto diversificate a seconda della densità di una popolazione, del rapporto tra i sessi, della fecondità e del comportamento con cui si sceglie il partner. Ne deriva che può risultare impossibile definire in modo univoco il comportamento riproduttivo di una specie. Rimanendo nell'ambito dei ciclidi e nello specifico dei Ciclidi del Lago Tanganica, Neolamprologus tetracanthus per esempio mostra un comportamento haremico con conseguente cura parentale esclusivamente femminile nelle popolazioni meridionali, mentre in quelle settentrionali instaura legami monogami che costringono entambi i sessi a collaborare nella cura della prole. Da tempo è noto che ad influire sul sistema riproduttivo dei ciclidi che depongono su substrato è soprattutto la pressione predatoria che quando si allenta libera il maschio dalle cure parentali permettendogli di andarsene alla ricerca di altri partner. Questo avviene perché l'investimento maschile, quella manciata di spermatozoi rilasciata durante l'accoppiamento, è poca cosa in confronto alla massa di uova prodotte dalle femmine. Stranamente i fattori che influiscono sugli incubatori orali sono poco conosciuti. Curioso se si valuta che la maggior parte dei ciclidi che compono gli species flock dei Grandi Laghi africani appartiene a tale categoria.
Per tentare di iniziare a colmare tale lacuna un recente studio ha investigato la variabilità del sistema riproduttivo di Ctenochromis horei, un ciclide del lago Tanganica che frequenta le aree costiere superficiali da 1 a 4 metri di profondità. Fino ad ora le conoscenze sul sistema riproduttivo di questo ciclide erano limitate ad osservazioni risalenti ai primi anni '90. Secondo quanto riportato le popolazioni settentrionali di Ctenochromis horei si riproducono lungo tutto l'anno mostrando una rigida scala gerarchica che permette quasi esclusivamente la riproduzione al maschio dominante. Il nuovo studio invece ha avuto come oggetto una popolazione meridionale ed ha riservato alcune sorprese. In questa piccola popolazione (è stato investigato un territorio di 200 metri quadrati) i maschi che hanno avuto la possibilità di riprodursi erano diversi. Alcuni erano maschi "parassiti" (sneakers: maschi che durante l'accoppiamento si introfulano tra la coppia per espellere degli spermatozoi sulle uova) ed il loro numero si è rivelato superiore a quanto atteso. Inoltre il numero di maschi parassiti sembra essere più elevato al termine della stagione delle piogge quando l'acqua è più torbida e più favorevole all'avvicinamento di un maschio parassita ad una coppia in amore. È proprio vero che le tenebre favoriscono comportamenti "licenziosi"!
Ancora una volta i ciclidi si dimostrano meravigliosamente plastici, anche quando si tratta di una specie la cui cura della prole non dimostra variazioni, che si riproduce tutto l'anno tra l'altro in un ambiente ritenuto relativamente stabile quale può essere uno dei più grandi laghi tropicali al mondo. Stabilite voi ora qual è l'essenza di questo ciclide.
Sefc K. M., Hermann C. M., Koblmüller S. 2009. Mating system variability in a mouthbrooding cichlid fish from a tropical lake. Molecular Ecology. 18: 3508-3517.