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giovedì 25 agosto 2011

Siam mica qua a smacchiare i giaguari

Perché ci sono così tanti ciclidi? Le risposte che nel tempo sono state date comprendono quasi ogni aspetto della vita di un pesce osseo e di alcune di esse ne ho già parlato: mascelle, forma del corpo, colorazione, cure parentali. Quella odierna è "macchie". In realtà le macchie a uovo di cui si parla non sono chiazze qualunque e si sono guadagnate l'altisonante titolo di innovazioni evolutive.
Alla base di tutto vi è l'atto di presunzione da parte dei ciclidi che vogliono migliorare la propria arte amatoria e si lasciano ingolosire dai vantaggi della fecondazione interna. Anche se sorvegliate a vista, infatti, le uova di un ciclide corrono continuamente il pericolo di essere mangiate da un qualunque predatore in agguato o peggio, se si vuole essere maschilisti, di essere fecondate da un maschio di passaggio; nasconderle nella femmina sarebbe una soluzione più sicura rispetto a lasciarle su un sasso o nella sabbia. L'incubazione orale è una scappatoia che abbrevia il tempo di esposizione delle uova, ma anche in questo caso i rischi sono sempre alti benché circoscritti al breve periodo in cui esse sono espulse dalla femmina. Praticare la fecondazione interna però può essere un miraggio se non si è dotati di emipeni o gonopodi (se vi interessa la storia naturale delle virtù indecenti dei vertebrati leggete la serie di post che vi ha dedicato L'orologiaio miope), ma un gruppo africano di ciclidi, gli Haplochromini, ha trovato il modo di ovviare a queste mancanze anatomiche. Le pinne anali dei maschi di Haplochromini, infatti, mostrano macchie che sembrano imitare le uova deposte dalle femmine. Sono grandi e gialle e il contorno nero che le delimita le rende appariscenti e attraenti, perlomeno se siete una femmina di ciclide. Le macchie a uovo non sono tuttavia una caratteristica esclusivamente maschile, ma nelle femmine non sono cospicue come nei maschi.


Walter Salzburger, Ingo Braasch e Axel Meyer, 2010, BMC Biology

Gli Haplochromini sono incubatori orali, le femmine cioè portano le uova e la prole in bocca per alcune settimane. Le uova vengono raccolte dalla femmina durante un complesso accoppiamento costituito da continui sfregamenti fianco a fianco tra i partner, estenuanti danze circolari, rincorse continue. Quando la femmina depone le uova il maschio è pronto a fecondarle. Dopo che la femmina le ha ingoiate entrano in gioco le macchie a uovo. Il maschio si avvicina nuovamente alla partner mettendo in mostra le ipnotiche chiazze giallastre presenti sulla pinna anale. Con questo approccio la invita a ingoiare le false uova ricevendo invece liquido seminale. Generalmente le uova sono espulse in varie sedute e la loro deposizione può protrarsi per ore. I ciclidi non conoscono sigarette, non si limitano ai preliminari e continuano anche dopo che una femmina si è svuotata completamente.
Al di là delle battute bisogna riconoscere che la fecondazione orale è un'ottimo stratagemma per assicurarsi che le uova siano totalmente fecondate e a seconda della specie è stato declinata in innumerevoli forme alla pari delle macchie a uovo che possano variare per numero, colore e disposizione.

La variabilità delle macchie a uovo in alcuni gruppi di ciclidi e di altre ornamentazioni presenti sulle pinne.
Walter Salzburger, Ingo Braasch e Axel Meyer, 2010, BMC Biology

Nonostante l'importanza, delle macchie a uovo si conosce ancora poco. Oltre cinquant'anni fa Wolfgang Wickler notava che nello sviluppo di un individuo esse appaiono negli ultimi stadi, di formazione delle pinne, perlomeno in Astatotilapia burtoni. Solo di recente si è compreso che sono formate da cellule pigmentate di giallo (xantofori) la cui comparsa dipende soprattutto dalle condizioni fisiche dell'individuo piuttosto che dalla sua età e dalle condizioni della luce. Recente è anche la scoperta che le macchie a uovo dipendono dall'espressione di un gene nominato csf1ra (colony-stimulating factor 1 receptor a) coinvolto nella produzione di un recettore della tirosina chinasi. Se avete dimestichezza con lo sviluppo del pesce zebra (Danio rerio) ritroverete questo gene sotto il nome di panther. Probabilmente le macchie a uovo degli Haplochromini si sono evolute sono una volta e le specie che non le possiedono dovrebbero avere perso questa caratteristica.
Un aspetto interessante di csf1ra è che è collegato anche alle macchie a uovo di un altro gruppo di ciclidi incubatori orali diffuso nel lago Tanganica, gli Ectodini. Un ectodino abbastanza noto in acquariofilia per le sgargianti colorazioni è Ophtalmotilapia ventralis che possiede dei rigonfiamenti giallastri al termine delle pinne ventrali che sono enormemente allungate. Queste palette colorate sono comparabili per funzione alle macchie a uovo degli Haplochromini, ma sono meno strutturate rispetto a queste ultime e si sviluppano su pinne pari.

Ophtalmotilapia ventralis "Kambwimba". Si notino al termine delle pinne ventrali le "palette" gialle che imitano le uova di questo ciclide. Fotografia di Paolo Salvagiani

La presenza di due tipi diversi di macchie a uovo poste su pinne differenti e caratterizzate da uno stesso gene è una ulteriore meravigliosa storia di evoluzione parallela del grande gruppo dei ciclidi.


Heule C, & Salzburger W (2011). The ontogenetic development of egg-spots in the haplochromine cichlid fish Astatotilapia burtoni. Journal of fish biology, 78 (5), 1588-93 PMID: 21539562

Salzburger, W., Braasch, I., & Meyer, A. (2007). Adaptive sequence evolution in a color gene involved in the formation of the characteristic egg-dummies of male haplochromine cichlid fishes BMC Biology, 5 (1) DOI: 10.1186/1741-7007-5-51
PS: se i ciclidi non vi interessano, ma siete attratti dalle pellicce vi potrà interessare questo articolo che tratta di macchie e strisce dei felini.

sabato 13 agosto 2011

Cuccioli

Amatitlania sp. "Honduran red point"

D'estate appaiono le notizie più disparate - a volte si gratta il fondo del barile, vien da dire - e ieri Repubblica dedicava un articolo di Adriano Sofri ai Cuccioli in rete, al fatto cioè che ai primi posti per numero di immagini e video, soprattutto nei social network, ci siano i giovani di mammiferi. A completare non manca l'intervento di Enrico Alleva, presidente della società italiana di Etologia, che si sofferma sul senso di accudimento che teste sproporzionate, occhi grandi e rotondeggianti, andature goffe ispirano negli uomini. Vengono pure citati coccodrilli e ciclidi che costruiscono nidi per difendere uova e piccoli e si esibiscono in raffinate cure parentali. Alleva evita così di cadere in quello che blogger di ben altra levatura rispetto alla mia hanno chiamato effetto bambi: sono belli solo alcuni animali, generalmente mammiferi come gatti, caprioli, tigri, orsi, mentre gli altri sono brutti e cattivi. L'etologo continua scrivendo di adozioni tra uomo e lupo e definendole "processi darwinianamente iscritti nelle menti lupine, misto di ferocia e mammifera affettività". Di adozioni a suo tempo ne ho parlato anch'io dato che tra i ciclidi è fatto comune, ma le motivazioni sono tutt'altro che altruistiche o dettate dall'affetto: una coppia include i piccoli di altre specie tra la prole perché diluisce i possibili attacchi ai propri figli da parte dei predatori! Ne ho parlato qui.
Per suscitare empatia (soprattutto verso questo blog) posto qualche fotografia di giovanissimi Amatitlania sp. "Honduran red point". Chissà che non finiscano nel mainstream della rete, anche loro dopotutto hanno teste e occhi sproporzionati e andature goffe e tendenzialmente lente.



Amatitlania sp. "Honduran red point"

Se vogliamo fare le pulci all'articolo di Repubblica segnalo che l'infografica (credo che sia visibile unicamente nella versione cartacea) che riporta il numero di animali allevati in Italia (16 milioni i pesci!) utilizza la sagoma di un coniglio per indicare i roditori, ma lepri e conigli appartengono all'ordine dei lagomorfi. Eccesso di zelo il mio?

Update: trovate l'intervento di Enrico Alleva qua.

giovedì 11 agosto 2011

Vagabondaggi

Produrre un video è attività che non comprendo e non chiedetemi perché ci ricaschi così spesso.
Quello in basso riguarda la coppia di Amatitlania sp. "Honduran red point" di cui parlavo qualche giorno fa che si è già riprodotta. I genitori sono giovani e non mostrano ancora i colori sgargianti tipici di individui di una certa età, ma sono ugualmente orgoglioso dell'evento e voglio condividere questo momento. I vagabondaggi dei piccoli, la tenacia della coppia nella difesa dalle minacce portate da altri pesci, l'insieme di comportamenti mostrati da prole e genitori ripagano di tutto, anche di qualche sfumatura mancante. Ecco perché oggi allevo ciclidi centroamericani.
Nei prossimi giorni torno a questioni più importanti, nuove specie, macchie, speciazioni, ma domani lasciatemi andare a fontanili.

PS: lo so che il vetro è rigato, ma la vasca ha ormai oltre 15 anni.
PSS: lo so che la mia tecnica può ancora migliorare molto, ma almeno questa volta la schermata è ferma e non vibra continuamente.
PSSS: per chi si chiede come mai i genitori sono meno blu delle fotografie di qualche giorno fa, posso dire che ho usato solo la luce della vasca che purtroppo appiattisce i colori. La luce solare metterebbe tutto nella giusta prospettiva.



sabato 6 agosto 2011

Mangiare insetti: l'ho rifatto


Mangiare insetti? Si può e secondo la FAO si deve. Nei prossimi anni è previsto infatti un aumento del consumo di carne che potrebbe raggiungere la quantità di 80 kg a testa, immaginate il consumo di territorio. Mangiare insetti è quindi una delle poche alternative percorribili per un mondo sostenibile. Allevare insetti infatti produce meno gas serra rispetto all'allevamento tradizionale, consente di produrre molta più carne per unità di mangime e di fornire alimenti concorrenziali dal punto di vista nutritivo.

La materia prima

Tutto questo per dire che dopo la mia esperienza del 2009, ho nuovamente partecipato alla cena entomofaga, tema della serata era Riso e insetti, organizzata dal Museo di Storia Naturale di Bergamo. Anche quest'anno la cena è stata preceduta da una conferenza tenuta dall'entomologo Roberto Fabbri e dal critico enogastronomico Davide Oltolini. Se vi interessano informazioni ulteriori sulla storia e sui pregi dell'entomofagia vi consiglio di rileggere il post precedente. Questa volta i miei piatti preferiti sono stati la paella con verdurine croccanti e insetti misti e il gelato "fior di camola" e ho avuto la possibilità di assaggiare il grillo nero che negli anni precedenti mancava. Alla prossima.

La conferenza introduttiva (da sinistra verso destra): Marco Valle, Direttore del Museo di Scienze Naturali di Bergamo, Roberto Fabbri, entomologo, Davide Oltolini,critico enogastronomico.

Paella con verdurine croccanti e insetti misti


Gelato "fior di camola"


martedì 2 agosto 2011

Corsi e ricorsi


Amatitlania sp. "honduran red point"

L'anno prossimo compirò trent'anni (un gesto apotropaico ci sta bene). Di acquariofilia ovviamente e inconsciamente sto tornando al periodo embrionale del mio essere acquariofilo. Tutto iniziò con una coppia di Amatitlania nigrofasciata, più che un pesce una nave scuola. Capiamoci, erano i tempi pionieristici in cui se si chiedeva il nome di una specie a un negoziante, spesso ti rispondeva con il sorriso sulle labbra "È un ciclide". Non si sapeva quasi nulla di ambienti naturali, si andava a rimorchio dell'acquariofilia tedesca, internet non c'era ed anche i libri scarseggiavano. Allora il nigrofasciata era il ciclide più diffuso insieme a Cichlasoma meeki - c'erano anche scalari e ramirezi, ma questi sono pesci che vanno al di là della loro famiglia - ed era naturale iniziare con una di queste specie, meglio se con tutte e due nella stessa vasca di 50 litri scarsi. "Tanto sono ciclidi, si ammazzerebbero ugualmente". Dopo un paio di anni di acquisti selvaggi che servirono ad entrare in sintonia con il tenere una vasca (dar da mangiare ai pesci, cambiare l'acqua, pulire i filtri, gestire una riproduzione), passai al Malawi (Labeotropheus e Trematocranus come se piovesse). Uscito dall'orgia del colore ero pronto per il Sud America: Apistogramma. Seguì il lungo tunnel Tanganica con la fase a colori e quella che molti mi hanno indicato come fase in bianco e nero (non capisco perché) da cui uscii a riveder la luce nei primi mesi del 2010. Nell'inesorabile evoluzione personale ho acquistato recentemente per le mie esauste vasche dei giovani di Amatitlania sp. "Honduran red point". Solo a casa mi sono reso conto di come somigli a nigrofasciata. Il cerchio si chiude, ma forse è una spirale aperta verso nuove emozioni.

Coppia di Amatitlania sp. "honduran red point"


Il pippone tassonomico

Amatitlania è un genere istituito da Juan Schmitter-Soto nel 2007 che ha scorporato specie precedentemente poste in Cryptoheros e rappresenta l'ultimo e per nulla definitivo episodio di un tormentato cammino tassonomico che coinvolge alcuni tra i più rappresentativi ciclidi centroamericani. Amatitlania raggruppa specie che possiedono le seguenti caratteristiche: la prima banda nera sul fianco deve avere forma a Y; le bande devono collegare la pinna dorsale, fino al bordo, e anale e la seconda e la terza devono essere più larghe e formare delle macchie al centro del corpo. Uno studio del 2008 basato su geni mitocondriali, nucleari e su una camionata (81!) di caratteri morfologici invece suggerisce di riunire Amatitlania e Cryptoheros in un unico gruppo insieme a Hypsophrys nicaraguensis e Neetroplus nematopus. Inutile sottolineare che Amatitlania non ha convinto tutti dato che le caratteristiche che lo distinguono paiono essere troppo labili, soprattutto in pesci che sono molto variabili per livrea e forma del corpo. Devo ripetermi che i generi stanno solo nella testa degli uomini?
Altrettanto poco convincenti nella descrizione appaiono le specie che sono scaturite da Cryptoheros nigrofasciatum (Amatitlania kanna e A. siquia). A volte le differenze all'interno di una stessa specie sono maggiori delle differenze tra le specie. In questa nebbia si situa Amatitlania sp. "Honduran red point" che potrebbe appartenere alla specie A. siquia. Aspetti positivi del red point sono le dimensioni e l'aggressività più contenute rispetto a nigrofasciata. Vedremo.


Update: oops, mi sono dimenticato la bibliografia.

Richan O., Zardoya R., Doadrio I. 2008. Phylogenetic relationships of Middle American cichlids (Cichlidae, Heroini) based on combined evidence from nuclear genes, mtDNA, and morphology. Mol. Phylogenet. Evol. 49:951-957.
Schmitter-Soto, Juan Jacobo. 2007. Phylogeny of Species Formerly Assigned to the Genus Archocentrus (Perciformes: Cichlidae). Zootaxa; v. 1618, 50 pp.