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domenica 17 ottobre 2010

La storia dell'acquariofilia

Ripropongo un articolo che ho pubblicato qualche anno fa e che è la trascrizione abbastanza fedele di una conferenza che ho tenuto. Il tema potrebbe essere soporifero e quando mi è stato proposto ho pensato che si trattasse di una penitenza. In seguito ho apprezzato quanto fosse divertente ed appassionante scavare nella storia dell'acquariofilia. Lo ripropongo anche perché questo articolo mi ronza in testa dall'estate e il modo migliore per esorcizzarlo è parlarne. Durante l'estate ho letto un paio di libri che trattavano il periodo vittoriano e che mi hanno chiarito la propensione degli Inglesi dell'epoca verso il collezionismo, l'allevamento di animali e la coltivazione di piante tropicali. Se qualcuno ha qualche curiosità, appunto, notizia da segnalare si faccia avanti senza paura. Come ogni lavoro di ricostruzione storica ogni dato in più completa la visione.
Voglio dedicare questo post alla mia famiglia che sopporta tutto quanto l'acquariofilia comporta –i miei figli mi hanno chiesto come mai nelle altre case non ci sono acquari ed i miei genitori. Se non fosse stato per una vaschetta di plexiglass distrutta da mia madre durante la mia infanzia non sarei riuscito diabolicamente a sfruttarne il senso di colpa e a costringerla ad acquistare la mia prima vasca in vetro.


Cosa è un acquario? Cosa è l’acquariofilia? Quando nascono gli acquari? Per tracciare una breve storia dell’hobby dell’acquariofilia conviene partire da qui. Illustri predecessori hanno cercato di rispondere a queste domande, tra questi ricordiamo William Alford Lloyd (1876), Philip F. Rehbock (1980) e Stephen J Gould (1998) ed io utilizzerò molte delle loro riflessioni, ma poiché la discussione potrebbe portare lontano ed arrivare a sfiorare la filosofia mi riferirò soprattutto alla definizione di Gould che identifica un acquario con una “comunità stabile di organismi acquatici che possono essere osservati… di fronte e di lato attraverso vetro trasparente e acqua limpida” (Gould, I fossili di Leonardo e il pony di Sofia, 2004). In base a questa definizione di acquario è possibile suddividere la storia dell’acquariofilia in quattro fasi.
La prima fase consiste nell’allevamento a scopo ornamentale dei pesci che sono mantenuti in raccolte d’acqua situate in interno o all’esterno. Si può quindi partire dagli antichi Egizi che assegnavano ai pesci un significato religioso. Sono stati infatti ritrovati numerosi geroglifici dove si riconoscono chiaramente dei pesci e soprattutto Ciclidi del gruppo delle Tilapia. Le Tilapia, oltre ad essere fonte di proteine animali, erano sicuramente collegate alla rinascita; un indizio delle doti di naturalisti del popolo degli antichi Egizi che già si era accorto dell’incubazione orale. Le Tilapia erano inoltre associate alla fertilità e all’erotismo al punto che offrire una Tilapia era un invito all’amore! Gli antichi Romani allevavano murene e sono numerosi gli aneddoti riguardanti nobili che mantengono murene in piscine e che sono trattate come amanti capricciose. Alcuni testi riportano di murene che ricevevano regali preziosi e che alla morte venivano celebrate con intense cerimonie religiose. Per finire la sintetica trattazione di questa fase accenno brevemente agli stagni di pesci rossi allestiti dai Cinesi oltre duemila anni come ornamento dei palazzi dei potenti.
Nel secondo stadio si passa ai contenitori trasparenti. La prima persona ad allevare pesci di cui si ha notizia è un francese, Jeanne Rondelet, che mantiene un pesce in un contenitore di vetro per tre anni (nel decennio 1530-1540). Perché l’allevamento di pesci in bocce di vetro diventi moda occorre tuttavia spostarsi in Gran Bretagna nella seconda meta del ‘700 dove numerosi celebri personaggi gareggiano nel mantenimento di creature acquatiche. Una delle personalità più illustri è il letterato Horace Walpole, quarto Conte di Oxford. Agli inizi dell’800 si ha notizia di un altro gentiluomo, Sir John Graham Dalyell, che alleva per diversi anni animali marini in contenitori cilindrici di vetro. Ogni giorno si provvede a cambiare l’acqua di ogni vaso che contiene un solo animale. L’organismo più longevo della collezione è un anemone che sopravvive al barone e a numerosi suoi eredi che di volta in volta lo ricevono come “gradita” eredità (l’anemone visse dal 1828 al 1887). Nel 1846 Lady Thynne, nobildonna londinese, riceve delle madrepore che alleva in due vasi di vetro per diverso tempo. Non potendo permettersi, per la lontananza dal mare, un rifornimento giornaliero di acqua marina come avveniva per Sir John, Lady Thynne area l’acqua giornalmente. Ecco il racconto dell’operazione: “Pensai che la si dovesse areare, versandola da un recipiente all’altro e viceversa davanti a una finestra aperta, procedendo ogni volta nello stesso modo per una ventina di minuti prima di usarla. Era senza dubbio un’operazione faticosa; ma avevo una piccola domestica che, oltre a essere piuttosto ansiosa di servirmi, la considerava quasi un divertimento”. Successivamente, per cercare di raggiungere una situazione analoga all’equilibrio naturale, vengono aggiunte al “biotopo” delle alghe marine.

Nathaniel Bagshaw Ward, Wikimedia Commons


Il terzo stadio dell’acquariofilia è la cosiddetta “follia vittoriana” in cui l‘acquario inizia ad essere considerato una rappresentazione in miniatura di un piccolo un ambiente acquatico naturale. Nello stesso periodo nascono i primi esercizi commerciali che forniscono pesci, materiale tecnico e libri.Il padre dell’acquario è Nathaniel Bagshaw Ward (1791-1868). Ward è passato alla storia per aver creato un sistema chiuso autosufficiente adatto alla crescita di piante senza che fosse necessario alcun intervento umano. L’ invenzione di Ward permise per la prima volta il trasporto in tutto il mondo di piante. Il sistema si rivelò talmente efficiente che venne soppiantato unicamente dall’introduzione dei sacchetti di polietilene. Tutto nasce, come al solito, per caso. Ward raccoglie una crisalide e per osservarne lo sviluppo la mette in un vaso di vetro (1829). Della crisalide non se ne è mai saputo il destino, ma è noto che nel vaso, dove era presente anche una manciata di terra, nascono muschi e felci. Il Wardian case (il contenitore di Ward) trova velocemente diffusione in molte case britanniche e dal 1840 al 1850 conquista prepotentemente tutto l’Impero con la pteridomania, la mania delle felci. L’acquario nacque per mano di un amico di Ward, JS Bowerbank, che, preso un contenitore rettangolare di vetro, lo riempie d’acqua e lo sigilla con un coperchio. Purtroppo non è nota la data in cui Bowerbank realizza il proprio esperimento.

Acquario del 1856, Wikimedia Commons

L’acquariofilia moderna viene fatta risalire a Robert Warington che nel 1849 installa nella Hall dei Farmacisti londinesi un acquario d’acqua dolce che sarà accompagnato nel 1851-52 da uno marino destinato ad anemoni. Ogni giorno Warington tiene una comunicazione sull’andamento dell’acquario d’acqua dolce. Per ovviare al problema della decomposizione delle foglie di Vallisneria, Warington introduce delle lumache acquatiche che iniziano ben presto a riprodursi. Le piccole lumachine vengono mangiate dai pesci che ne tengono sotto controllo la popolazione. Ha così origine la teoria dell’equilibrio:gli scambi gassosi tra animali e piante sostengono l’ambiente mentre le lumachine lo tengono pulito. Questa legge viene ben presto recepita anche nei libri naturalistici che all’epoca godono di grande diffusione. Ad esempio è possibile citare Shirley Hibberd (nonostante il nome si tratta di un maschio!), un noto divulgatore del tempo: “L’acquario esemplifica in un modo istruttivo la grande bilancia di compensazione che in natura conserva l’equilibrio nella vita animale e vegetale”.

Philip Henry Gosse, Wikimedia Commons

Tra i primi acquariofili trovano posto anche alcuni tra i massimi scienziati e divulgatori del periodo come Philip Henry Gosse (1810-1888). Nel 1852 Gosse inizia a sperimentare l’acquario e nel 1854 pubblica il primo libro sull’acquario, una vera miniera di consigli riguardanti l’allevamento e la manutenzione. Ecco alcuni suggerimenti: “A Londra ci si può facilmente procurare acqua di mare pagando un modesto compenso al capitano o al cambusiere dei vari battelli a vapore che fanno servizio fra la città e il mare, e chiedendogli di prenderla nelle acque pulite del mare aperto, al di là della portata dei fiumi. Io mi facevo riempire un barile di venti galloni, pagando un paio di scellini”. Oppure: Quanto più è breve il periodo durante il quale gli esemplari sono in transitu, tanto meglio. Perciò dovrebbero sempre essere inoltrati con treno postale, ed essere ricevuti al capolinea direttamente dal proprietario, oppure essere spediti con l’avvertenza “Da recapitare immediatamente per mezzo di uno speciale fattorino”. La spesa aggiuntiva per questo servizio precauzionale extra è molto modesta, e può salvare metà della collezione da una morte causata da un’attesa troppo lunga”. Uno dei primi schemi di acquari si deve a Thompson (1853). Si tratta di un acquario rettangolare di grandi dimensioni (circa quattro metri) dove, per imitare le maree, giornalmente viene tolta dell’acqua. In quel lontano periodo l’acquario in vetro dalla forma rettangolare è ancora troppo costoso per il mercato di massa e la vasca più diffusa è a forma di cupola. I primi acquari erano le cupole di vetro per orologi che ancora adesso sono in uso. Purtroppo si rivelano troppo fragili e ben presto si cerca altro. Per un certo periodo si propone anche l’acquario a bovindo. Quando la tassa sul vetro viene abrogata, gli acquari rettangolari trovano maggior diffusione e vengono abbelliti con ornamenti in metallo. Un altro modello dell’epoca è la vasca a camera scura ad inclinazione posteriore. Si tratta di una vasca dal cui vetro posteriore parte un piano inclinato che crea uno spazio sottostante negato ai pesci. In questo modo si produce una minima circolazione d’acqua tra la parte visibile dell’acquario e la camera scura. Si toglie inoltre spazio ai pesci evitando il problema del sovraffollamento. Altri acquari del periodo realizzano la circolazione dell’acqua con getti d’acqua.

Wardian Case, Wikimedia Commons

La passione per l’acquariofilia di uno dei personaggi chiave del progresso dell’hobby in epoca Vittoriana nasce in un giorno di riposo concesso per il funerale del Duca di Wellington. Così, il 18 novembre 1852, Mr. William Alford Lloyd visita il giardino zoologico di Regent’s Park dove viene a conoscenza dell’apertura della “Fish House”. Questa è la scintilla che fa scattare in Lloyd il furore della passione. Lloyd acquista una boccia, ma i pesci muoiono nel primo giorno per insufficienza di ossigeno (la boccia era riempita completamente d’acqua). L’insuccesso lo spinge ad acquistare una seconda boccia e a sperimentare diversi livelli dell’acqua e l’esposizione al sole (che influenza ovviamente la temperatura del sistema). La lettura del libro di Gosse spinge Lloyd ad allevare animali marini e come lui si concentra sugli anemoni. Occorre notare che in quel periodo iniziano a circolare le prime ricette per preparare l’acqua marina artificiale. D’altronde molti acquariofili dell’epoca sono chimici di professione. Il 14 luglio 1855 Lloyd apre il suo primo negozio di acquari al 164 di St John Street. Nel 1856 sposta l’attività e nasce “The Aquarium Warehouse”, un negozio molto più grande e con un notevole assortimento: il listino è di 125 pagine. Nel frattempo Lloyd è invitato a terminare l’installazione dell’acquario pubblico di Bois de Boulogne in Parigi. La mania degli acquari è ormai al termine e l’attività di Lloyd subisce il fallimento economico. Con la raccomandazione di Robert Owen, il primo direttore del Museo di Storia Naturale di Londa, Lloyd viene assunto all’acquario di Amburgo. Parallelamente al fiorire dell’acquariofilia, anche gli acquari pubblici vivono un momento di grande successo. Il primo acquario pubblico al mondo è quello di Regent’s Park mentre il primo acquario privato è quello di Napoli (1874) che nasce espressamente per la ricerca scientifica. La maggior parte degli acquari pubblici del periodo si occupava esclusivamente del divertimento del pubblico e per nulla di ricerca e divulgazione. Un acquario pubblico che incrocia il destino di Lloyd è quello del Crystal Palace la cui costruzione inizia nel 1870. All’apertura sono allestiti 38 acquari marini con una riserva d’acqua di 450.000 litri. Come direttore viene chiamato Lloyd, ma ben presto anche il Crystal Palace entra in crisi finanziaria e chiude. Lloyd è nuovamente all’apice del successo e in cerca di un lavoro e poco dopo muore (1880). Il suo contributo all’acquariofilia consiste nella scoperta del filtro sottosabbia, del filtro a sabbia, del filtro a carbone, dell’effetto della luce sulla vita acquatica microscopica. Al termine della “follia vittoriana” per gli acquari è possibile chiedersi perché l’acquariofilia sia nata proprio in Gran Bretagna e non in altri paesi. Ovviamente la risposta sta in una serie di concause. Nella presenza di una nozione filosofica riguardante gli equilibri naturali. In un sistema sociale fondato sulla ricchezza di pochi che hanno a disposizione uno stuolo di servitori (la servetta che cambia l’acqua a Lady Thynne è solo un esempio). A mio parere la causa fondamentale sta nella propensione squisitamente propria della società vittoriana allo studio e alla contemplazione della natura. Basta leggere alcuni passi dei libri naturalistici dell’epoca per rendersene conto: “Una casa di buon gusto è una casa raffinata, in cui ogni cosa riflette gusti distinti e desideri casti. In una tale casa la Bellezza presiede all’educazione dei sentimenti e mentre l’intelletto matura grazie ai molti mezzi che esistono per l’acquisizione della conoscenza, la natura morale è affinata da quei taciti appelli alla Natura e all’Arte che non i fondamenti del Gusto”. Come mai la moda dell’acquariofilia termina così repentinamente? Credo che la risposta stia nel fatto che l’interesse del pubblico verso un hobby diminuisce quando le persone si accorgono che per avere successo in quella passione occorre imparare ed apprendere alcuni principi scientifici di base.
Siamo arrivati alla ultima fase della storia dell’acquariofilia, quella del continuo progresso tecnologico e soprattutto della biologia “applicata” all’acquariofila. Partiamo dall’illuminazione. Tutto ebbe inizio nel 1675 con l'astronomo Jean Picard che osservò una strana luce originata da un tubo barometrico al mercurio. Occorre compiere un salto di quasi due secoli e passare al 1854, anno in cui l’orologiaio Johann Heinrich Goebel inventa la prima lampadina ad incandescenza. L’anno successivo Heinrich Geissler produce la prima lampada a scarica di gas (anidride carbonica). A partire dai primi anni del 900 l'anidride carbonica venne sostituita da vapori metallici e altri gas come il neon. Nel 1902 Georges Claude produsse il primo tubo al neon che verrà presentato al pubblico nel 1910 a Parigi. Nel frattempo (1905) il sottile e delicato filo di carbone è sostituito da una lega di osmio e volframio (tungsteno): nasce la OSRAM. Contemporaneamente inizia a diffondersi l’elettricità nelle case. Gli acquari cominciano ad essere illuminati con luce artificiale anche se la maggior parte sfrutta ancora la luce naturale. Gli acquari sono di vetro e ardesia legati da mastice. Nascono riscaldatori elettrici a provetta, aereatori, pompe di movimento. La prima pompa nasce nel 1908 in Germania ed è alimentata ad acqua. La pompa a pistone sarà in seguito sostituita da una pompa a membrana ad aria.
La più grande innovazione tecnologica che porterà ad un grande sviluppo nell'acquariofilia e che si deve alla seconda guerra mondiale è lo sviluppo del traffico aereo che è in grado di spostarsi da un continente ad un altro Dopo il disastro umano ed economico della guerra mondiale l'occidente conosce anni di crescita economica e la diffusione della cultura del tempo libero e dell'hobbistica (un tempo riservata a nobili e ricchi). Nasce l'industria del divertimento e dell'hobby con la conseguenza che le innovazioni tecnologiche acquisite da molto tempo vengono ora applicate all'acquariofilia. Riprendiamo dall’acquario d’acqua dolce con il dopo Lloyd. Come già detto all’inizio del 900 compaiono i primi riscaldatori che provvedono in parte a riprodurre il calore dei Tropici. Gli acquari vengono riscaldati principalmente con bruciatori a petrolio e coke. Nel 1914 arrivano sul mercato i sistemi di aereazione. La ricchezza di idee per immettere nell'acqua dell'acquario aria ed ossigeno per i pesci è enorme. È l'epoca delle pietre porose che hannol'effetto supplementare di procurare un modesto flusso dell'acqua. Nel 1930 nasce l'Acquario Olandese. Da allora non sembrano esserci maggiori progressi nel campo dell’acqua dolce. Questo mi spinge a spostarmi verso l’acquario marino. La concezione di acquario marino degli anni ‘50 prevede una vasca compresa tra i 60 e i 70 litri con una potente filtrazione e aereazione (filtro sottosabbia) nella quale vengono inseriti scheletri di coralli preventivamente lavati e sterilizzati. L’illuminazione a corredo era debole per prevenire le fioriture algali. In quel periodo cominciano a comparire le prime miscele di sale marino artificiale. Nel 1957, nonostante le difficoltà legate soprattutto alla mancanza di conoscenza sulla biologia degli organismi allevati, il Dr. J. Gernaud riproduce Dascyllus trimaculatus. Nel 1951 il Dottor Ulrich Baensch, un giovane biologo ricercatore, applica i risultati delle sue ricerche al campo dell'alimentazione dei pesci tropicali e rende possibile per la prima volta la produzione del mangime per pesci in fiocchi su scala industriale. Baensch chiama il suo prodotto 'TetraMin'. Con questa rivoluzione nella produzione del cibo per pesci, Tetra è stata la prima azienda ad offrire a chiunque la possibilità di tenere pesci tropicali in casa. Il grande boom economico della Germania degli anni ’60 favorisce la diffusione dell'acquariofilia e la nascita delle prime ditte con settori dedicati all'acquariofilia. Nel 1960 Norbert Tunze produce la prima Powerhead. Il tutto ha origine dalla riparazione di una pompa Eheim e dal fatto che l’azienda costruttrice, contattata da Tunze, non è interessata al mercato acquariofilo. Nel 1963 a Solingen un appassionato nota la formazione di schiuma marrone all'uscita del filtro sottosabbia e segnala la scoperta al Max Planck Institute for Ethology. Norbert Tunze e Erwin Sander lanciano sul mercato, quasi in contemporanea, il primo schiumatoio. Nel 1962 Eheim sviluppa una pompa centrifuga a trasmissione magnetica che è originariamente progettata per fontane (Eheim nasce nel 1949 per iniziativadi Gunther Eheim che fonda una compagnia di riparazioni di giocattoli). Nel 1971 sono commercializzati più di 100.000 pompe centrifughe. In quegli stessi anni Mr. Eugen Jäger produce il primo termoriscaldatore immergibile che consiste di un tubo di borosilicato in cui sono inseriti una resistenza e un termostato bimetallico. Vengono prodotti anche i primi sterilizzatori UV sigillati. Nascono ditte specializzate nella produzione di sale marino artificiale (Hans Weigandt's, Tropic Marin, Instant Ocean). Compaiono le prime riviste e i primi libri divulgativi dedicati all'acquario marino ed i primi ozonizzatori. Nonostante le innovazioni tecniche disponibili, fino agli ultimi anni 60 una vasca marina era ancora simile a quella degli anni 50: è di dimensioni di 60/90 litri. Il filtro è sottosabbia e la sabbia coralligena è arredata con scheletri di corallo morto. In queste condizioni i coralli hanno una vita media di poche settimane a causa di mancanza di luce e cibo. La più grande innovazione che comincia a diffondersi negli anni 60 è il concetto che l’acquario non deve essere un ambiente asettico e sterile ma un ecosistema vivo. Lee Chin Eng scopre che nelle vasche con rocce vive si ottengono ottimi risultati. Ciò che ancora manca è la conoscenza degli organismi e delle loro necessità...
Negli anni ’70 la cultura e il boom tecnologico influenzano notevolmente l'acquariofilia: si cerca di risolvere qualunque problema con complicate apparecchiature. La maggior parte degli acquariofili marini persiste nella concezione della vasca sterile con pochi pesci e frequente uso di rame per le malattie. I trasporti aerei si fanno più veloci, i sistemi di imballaggio e spedizione migliorano, sfortunatamente incomincia la pratica della pesca con il cianuro. Gli anni ’80 vedono ancora una volta la Germania in pole position. La Germania blocca l'importazione dei pesci farfalla e angelo. Le nuove scoperte riguardanti i fattori basilari per l'allevamento dei coralli e il blocco di importazione dei pesci stimolano l'interesse degli acquariofili marini per gli invertebrati. Gli acquari sono illuminati da nuovi sistemi di illumunazione, le lampade HQI e le lampade attiniche (di derivazione ospedaliera, stimolano la sintesi di pigmento e vitamine nei neonati). Diversi sistemi di filtraggo (schiumatoi, reattori di calcio, riscaldatori) sono ormai a disposizione del grande pubblico.
Abbiamo ormai finito e siamo arrivati al presente. Il resto è cronaca e solo il tempo potrà aiutarci nella valutazione.


Alcuni link interessanti ed una raccomandazione: alcuni tra i libri citati si trovano in google books.

Parlour aquarium

History Aquarium

Wikipedia

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