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sabato 30 gennaio 2010

Altruismo? Si, forse... decisamente no.

Cyprichromis pavo "Kitumba", femmina

Una discussione nata nel forum dell'AIC (Associazione Italiana Ciclidofili) mi ha spinto a rivedere quanto si conosce delle cure parentali rivolte a prole non propria (cure alloparentali è il nome tecnico). Si tratta di un fenomeno abbastanza esteso che va al di là della famiglia dei Ciclidi comprendendo anche Ciprinidi, Percidi, Serranidi e che non è possibile etichettare come adattamento evolutivo non ancora messo a punto dalla selezione (qualche scienziato ci ha provato). Quindi, si tratta di vero e proprio altruismo?
Se allevate ciclidi arriverete, presto o tardi, alla riproduzione e se possedete una vasca sufficientemente ampia da ospitare più coppie di una specie o della stessa specie avrete la possibilità di osservare un comportamento curioso: una coppia con avannotti che ad un certo punto rapisce la prole di un'altra coppia. Nella mia esperienza ho avuto modo di osservare le cure alloparentali con alcune specie di Neolamprologus del gruppo savory del lago Tanganica, ma se allevate ciclidi centroamericani (questi per esempio) forse avrete avuto più occasioni di quante ne abbia avute io.
In genere, i Ciclidi centroamericani costruiscono un intenso legame di coppia che dura fino al momento in cui i giovanili guadagnano la propria indipendenza. Usualmente, nei banchi dei piccoli non si trovano solamente i figli naturali di una determinata coppia. Studi effettuati nel lago Xiloá in Nicaragua hanno, infatti, mostrato che nella prole di Amphilophus citrinellus erano presenti anche avannotti di Neetroplus nematopus, A. longimanus, Hypsophrys nicaraguensis. A. citrinellus giungerebbe addirittura a rapire i piccoli altrui per ingrandire il gruppo dei propri protetti. Benché lo scambio sia limitato alla stessa specie, considerazioni simili sembrano valere anche per Amatitlania nigrofasciata: in uno studio condotto su 232 covate oltre il 42% era coinvolto in adozioni di prole. Fenomeni del genere sono stati rilevati anche nei Ciclidi incubatori orali del lago Malawi. Le covate di Nimbochromis polystigma, Tyrannochromis macrostoma e Serranochromis robustus, per esempio, includono sempre altre specie tra cui il rappresentante più frequente è Copadichromis chrysonotus.
Il lago Tanganica non è da meno. Perissodus microlepis è un incubatore orale con una rigida suddivisione dei ruoli: la femmina si occupa della prole mentre il maschio sorveglia il territorio. Quando alcuni studiosi hanno provveduto a catturare i maschi, le femmine “abbandonate”, ed ormai incapaci di portare a termine con successo il compito della sorveglianza dei piccoli, hanno ceduto la prole alle coppie vicine ancora integre. Forse la situazione più sorprendente riguarda il “patto con il diavolo” che alcune specie di Cyprichromis (incubatori orali materni sempre del lago Tanganica) sottoscrivono: l’abbandono della prole nei pressi dei nidi di Lepidiolamprologus profundicola, un predatore specializzato nella cattura dei Cyprichromis. La motivazione che spinge questi ultimi a andare a cacciarsi nella tana del nemico sembra che stia nel timore che Lepidiolamprologus incute agli altri predatori. In pratica L. profundicola sembra essere una balia estremamente efficiente nel ridurre drasticamente le perdite, anche tra i Cyprichromis che magari da adulti ne saranno la preda.
Cosa spinge una coppia di Ciclidi ad allevare figli non naturali? Le ragioni sembrano essere numerose. Un ampio gruppo di piccoli dovrebbe diminuire le probabilità che un predatore catturi i figli biologici della coppia (effetto di diluizione). Questo avrebbe ancora più senso se gli adottati fossero “deboli” ed incapaci di competere efficacemente per il cibo con la massa dei fratellastri. Di fatto sembra che Amatitlania nigrofasciata adotti solo avannotti di taglia inferiore a quella dei propri. In questo modo i piccoli altrui sarebbero, inoltre, maggiormente riconoscibili da parte dei predatori che si potrebbero concentrare quasi solo su di loro secondo la nota strategia di caccia dell'immagine di ricerca. Questa ipotesi prende il nome di effetto del pastore egoista. L’effetto del gregge egoista, invece, consiste nello spingere i piccoli altrui verso la parte più esterna del gruppo, la più vulnerabile (mi chiedo come i genitori riescano a farlo). Qualcosa del genere è stato osservato in Tilapia mariae e T. zillii (sotto il sinonimo di T. melanopleura) ed in alcuni pesci gatto (Siluriformi della famiglia dei Bagridi) del lago Malawi che allevano tra i propri anche gli avannotti di Ctenopharynx pictus, Copadichromis pleurostigmoides e forse di Ramphochromis. Qualunque siano le motivazioni delle adozioni nei pesci, c'è da rimanerne affascinati. Le infinite forme presenti sulla Terra sono bellissime, ma vogliamo parlare dei comportamenti?


Nota tassonomica (poteva mancare?). Nel post ho utilizzato il nome generico di Amatitlania, benché nutra profondi dubbi sulla necessità di spostare la specie nigrofasciatus in un genere a sè. Uno studio relativamente recente (Říčan et al 2008), inoltre, mi sta convincendo di avere ragione (incredibile!) e che i nigrofasciatus dovrebbero tornare al genere Cryptoheros. I miei dubbi sono ancora più grandi se si parla delle specie del genere Amatitlania di recente descrizione. Anche per loro varrebbero le considerazioni svolte per Australoheros: pesci estremamente variabili nella livrea e nella forma del corpo, forse, più che nel campo delle variazioni tra popolazioni, siamo nel campo delle variazioni tra individui!


Barlow G. W. 2002. Maestri dell’evoluzione. Sesto Continente Editore.
Watanabe T. 2000. The nesting site of a piscivorous cichlid Lepidiolamprologus profundicola as a safety zone for juveniles of a zooplanktivorous cichlid Cyprichromis leptosoma in Lake Tanganyika. Environmental Biology of Fishes. 57: 171–177.
Wisenden B. D. 1999. Alloparental care in fishes. Reviews in Fish Biology and Fisheries. 9: 45-70.

domenica 24 gennaio 2010

Alieni tra noi: Tilapia in Italia

Oreochromis niloticus
Wikimedia commons - Bob Walker

Parlare di organismi esotici è diventato ormai un puro esercizio di stile, rimando quindi a questo post per un inquadramento più generale della questione e per un esempio eclatante. In questa sede invece segnalo la presenza di Oreochromis niloticus nel nord-est italiano. In realtà questo ciclide era già stato segnalato nell'area termale di Montegrotto Terme nel 2001, ma da allora si è diffuso in altri canali costituendo popolazioni che appaiono strutturate in classi d'età ben distinte. Oreochromis niloticus è una specie con un'ampia distribuzione naturale nell'Africa occidentale e settentrionale le cui notevoli capacità adattative le permettono di sopravvivere anche in ambienti dalle condizioni estreme. Gli autori dell'articolo prevedono che non le sarà difficile adattarsi gradualmente alle basse temperature tipiche delle acque italiane e quindi espandere il proprio areale aldilà dei corsi d'acqua termali. Attualmente il limite inferiore per quanto riguarda la temperatura sembra essere compreso tra i 9 ed i 13°C.
Con oltre 40 specie autoctone, l'Italia vantava una delle più interessenti faune ittiche europee. Ora il numero delle specie introdotte, volontariamente o per errore non importa, eguaglia il numero delle specie native. Fremo d'orrore pensando al momento in cui invece degli elaborati corteggiamenti degli spinarelli nei fontanili osserverò le amorevoli cure di una madre tilapia. Per la diffusione del persico del Nilo nel lago Vittoria è servito un secchio, forse in Italia per la tilapia è bastato un sacchetto di polietilene.

Bianco P. G., Turin P. 2010. Record of two established populations of Nile tilapia, Oreochromis niloticus, in freshwaters of northern Italy. Journal of Applied ichthyology, 26(1): 140-142.

martedì 19 gennaio 2010

The Amazon below water. Emozioni subacquee

Crenicichla marmorata
Fotografia di Oliver Lucanus, tutti i diritti riservati

Formato imponente (60 x 30 cm, 300 fotografie, 350 pagine), immagini mozzafiato. Il libro di Oliver Lucanus dedicato all'Amazzonia colpisce l'osservatore fin dal primo sguardo e sfogliarlo equivale ad immergersi nelle acque di quest'immenso territorio. Tra le pagine ci imbattiamo in immensi banchi di Caracidi, coppie di Crenicichla intente alle cure parentali, razze, pesci palla, zattere rigonfie di vegetazione, imponenti gruppi di discus.
Questo tuttavia non è un libro per acquariofili, a meno che non siate acquariofili profondamente interessati alla storia naturale. Vi troverete infatti molti pesci, e soprattutto i pesci che hanno segnato o segnano tuttora l'hobby, come scalari, discus, ramirezi, Hyphessobrycon, Hemigrammus, Corydoras, ma non ci sono accenni all'acquariofilia se non quando si parla di sviluppo sostenibile. Quello che interessa all'autore è parlare a persone che sanno emozionarsi di fronte ad un Mesonauta che si confonde con la vegetazione superficiale, ad una Crenicichla che cura i piccoli quando hanno raggiunto i 15 cm di lunghezza o che rimirano le code dei ciclidi sfrondate dai morsi dei piranha nello stesso modo in cui guarderebbero le rughe che solcano il volto di un anziano.
Oliver Lucanus è uno spettatore privilegiato perché da anni percorre il Rio delle Amazzoni ed i suoi affluenti raccogliendo pesci e fotografandoli (le 300 immagini del libro sono state scelte tra un ventaglio di 20.000 immagini), ma non ha sentito il bisogno di raccontare quanto ha imparato dell'ecologia dei pesci e degli altri abitanti di queste terre perché è tutto lì, nelle sue fotografie, basta saper guardare. Quest'opera racconta infatti di un viaggio ed un viaggio non ha bisogno di un commentatore perché è un'esperienza personale. A me questo libro ha ricordato una frase di Charles Darwin posta nelle prime pagine di "Viaggio di un naturalista intorno al mondo". A voi ora il dilemma. Che tipo di acquariofilo siete?


Bahia o San Salvatore. Brasile, 29 febbraio. - Il giorno che è trascorso è stato deliziosissimo.
Tuttavia, il vocabolo delizia è ancor troppo debole per esprimere ciò che sente un naturalista
che per la prima volta va in giro in una foresta del Brasile. L’eleganza delle erbe, la novità delle
piante parassite, la bellezza dei fiori, il verde brillante del fogliame, ma sopratutto il lussureggiare di tutta la vegetazione, mi colmavano di maraviglia. Un misto stranissimo di suoni e di silenzio domina nelle parti ombrose della foresta. Il ronzìo degli insetti è tanto forte, che si può udire anche da una nave ancorata a qualche centinaio di metri dalla spiaggia; tuttavia nel centro della foresta sembra regnare un silenzio perfetto. Ad una persona amante della storia naturale, una giornata come quella da me goduta procura un piacere più profondo di quello che egli possa mai sperare in avvenire.

Viaggio di un Naturalista intorno al mondo
Charles Darwin


Astyanax cf. bimaculatus
Fotografia di Oliver Lucanus, tutti i diritti riservati


The Amazon Below Water
Oliver Lucanus
Panta Rhei
350 pagine, 300 fotografie
Disopnibile in tedesco e in inglese
Euro 72
(Per ulteriori informazioni cliccate sull'immagine sottostante).



lunedì 18 gennaio 2010

Crenicichla, ciclidi modello

Crenicichla sp. "Tapajos 1"
Fotografia di Florent de Gasperis

Buffo come ogni inizio d'anno sia accolto dalla pubblicazione di un articolo sul genere Crenicichla. Circa un anno fa, parlavo della necessità di rivedere le varie relazioni tra i gruppi di specie in questo genere alla luce soprattutto delle nuove scoperte (Crenicichla mandelburgeri, C. tesay). Ora un nuovo lavoro punta a portare un po' di chiarezza grazie all'analisi molecolare (condotta sul solito gene del citocromo b) e morfologica sulle Crenicichla del Sud America meridionale.
Riassumento molto grossolanamente i punti fondamentali dovrebbero essere questi:
- la maggior parte dei gruppi di specie identificati in passato in base a criteri morfologici (livrea, forma della testa, dati meristici) è supportata anche dall'analisi molecolare. Tuttavia non è sempre chiara la posizione di alcune specie che a seconda del tipo di analisi statistica condotta si muovono tra i diversi gruppi;
- viene identificato un nuovo gruppo definito "gruppo meridionale"che include C. vittata, C. scottii, C. punctata, C. iguassensis (simile al gruppo definito in passato C. lacustris).
- le specie che un tempo facevano parte del genere Batrachops (C. semifasciata e C. geayi, inglobate da Kullander in Crenicichla nel lontano 1986) all'analisi molecolare appaiono distinte da tutte le altre. Questo gruppo, definito "reticulata" per il fatto di possedere barre verticali invece delle solite bande longitudinali, potrebbe quindi in un futuro prossimo riottenere il nome Batrachops.
- il gruppo C. missioneira (C. missioneira, C. minuano, C. tendybaguassu, C. empheres, C. p. "Forquilha") diffuso nel bacino idrografico del fiume Uruguay può essere definito uno species flock (sciame di specie) alla pari dei ciclidi del lago Malawi, del lago Vittoria, del lago Barombi Mbo e dei laghi nicaraguensi. Per poter essere definito species flock, un insieme di specie deve infatti rispondere a tre requisiti, areale circoscritto, alto livello di endemismo, notevole parentela tra specie; caratteristiche che le "missioneira" sembrano possedere. Il fiume Uruguay, grazie alla serie di cascate e rapide che lo caratterizzano, fornisce ambienti unici per specie che amano le forti correnti e barriere alla dispersione e può essere considerato simile ad un sistema chiuso come quello di un ecosistema lacustre. Questa è un'altra prova che i ciclidi possono formare sciami di specie anche al di fuori dei laghi.
- anche i ciclidi del Sud America possono dare origine negli ambienti naturali ad ibridi. Vengono infatti presentati due possibili casi di ibridazione di Crenicichla scottii x vittata.

Non vorrei dare la sensazione che aldilà della notizia in post di questo genere termino sempre con la stessa considerazione, ma ancora una volta devo dire che per risolvere le questioni rimaste in sospeso (gruppo missioneira per esempio) occorre campionare un maggior numero di specie ed utilizzare un'analisi molecolare che prenda in considerazione anche altri geni oltre a quello mitocondriale del citocromo b. Credo anche che in futuro vedremo riabilitato il genere Batrachops poiché i dati molecolari sembrano combaciare con quelli morfologici. È inoltre possibile che Crenicichla venga smembrato in altri generi, ma questa è solo una sensazione che nasce osservando la figura 2 e 3 dell'articolo. Vedremo.


Kullander S. O., Norén M., Friðriksson G. B., Santos de Lucena C. A. 2009. Phylogenetic relationships of species of Crenicichla (Teleostei: Cichlidae) from southern South America based on the mitochondrial cytochrome b gene. J Zool Syst Evol Res. (Articolo in stampa)


sabato 16 gennaio 2010

Anno nuovo, layout nuovo

Giovanile di Cryptoheros nanoluteus.

Dopo un periodo di grande incertezza ho ceduto ed in un paio di giorni ho modificato il layout della vasca dedicata ai ciclidi del lago Tanganica adattandolo ad una vasca centroamericana. Torno così al primissimo amore acquariofilo. Ciò non significa che non mi occuperò più di ciclidi del Tanganica, ma dal punto di vista acquariofilo questi non saranno più, probabilmente, il mio interesse principale. Una vasca centroamericana mi permette inoltre di allevare anche alcuni poecilidi, un'altra mia antica passione.



L'acquario contiene attualmente Cryptoheros nanoluteus, Thorichthys affinis e Xiphophorus alvarezi "Rio Palenque".

Femmina di Xiphophorus alvarezi "Rio Palenque"

domenica 10 gennaio 2010

Fine dell'esperimento. O quasi

Era oltre un anno fa, leggete questo post, quando per aumentare la biodiversità della mia vasca Tanganica vi introdussi dei gamberetti. La convivenza tra pesci e crostacei è stata tranquilla fino a quando ho immesso dei nuovi ospiti: un maschio e tre femmine di Cyathopharynx foae "Ndole". In un paio di giorni tutti i gamberi sono scomparsi, d'altronde i nuovi inquilini hanno dimensioni ragguardevoli che si attestano sui 12-15 cm ed i gamberi sono piccoli, molto piccoli a confronto. Nell'anno di convivenza gamberetti-Xenotilapia (X. nigrolabiata e X. sp. "Sunflower Msamba") non ho mai osservato predazioni in atto da parte di pesci sugli adulti dei gamberetti e quindi il mio desiderio, chiamarla ipotesi probabilmente è troppo, che le Xenotilapia potessero integrare la loro dieta in acquario con le larve dei crostacei è rimasto tale, un pio desiderio.
Non temo comunque l'estinzione locale dei gamberetti. L'ultima volta che ho pulito i filtri esterni ne ho contati decine e di conseguenza non demordo: il prossimo lay-out li conterrà nuovamente. Ebbene sì, ho deciso di cambiare. Anno nuovo, vita nuova e nuove specie. Cosa? Io un'idea l'ho già, ma voi, prima che passi ai fatti, avete qualcosa da suggerirmi?

Cyathopharynx foae "Ndole".

Nella fotografia questo maschio non è molto colorato, ma vi posso assicurare che durante il corteggiamento diventa appariscente. Peccato che appena impugni la macchina fotografica si nasconda. Le ho provate tutte, anche lasciare la macchina sul treppiedi davanti al vetro frontale per qualche giorno, ma neppure questo è servito.

giovedì 7 gennaio 2010

L'edizione italiana


L'avevo recensito in questo post. Ora, a sette anni di distanza, è finalmente disponibile l'edizione italiana. Se volete ripassare la biologia evoluzionistica in modo divertente è il libro giusto. Questo è il libro adatto anche a chi di biologia non ne sa nulla!

Olivia Judson
Consigli sessuali per animali in crisi
Sironi Editore
288 p, € 19,00

lunedì 4 gennaio 2010

E il vincitore è... (and the winner is)

Fotografia: British Museum (Natural History).


In questo post avevo lanciato il quiz riguardante chi fosse l'ittiologo maggior propugnatore del concetto "tassonomico", o cinico, di specie. Una sola persona ha risposto (tecnicamente Enrico non ha dato risposte anche se penso che sapesse di chi parlavo) e si è aggiudicata la vittoria. Il vincitore è Fabio, autore del blog Il Percomorfo. Complimenti, non era facile dare la risposta corretta.
L'ittiologo è Charles Tate Regan. Per chi non lo conoscesse, fornisco qualche breve nota biografica. Charles Tate Regan, nato nel 1878 e morto nel 1943, ha messo lo zampino nella tassonomia della maggior parte dei ciclidi, e non solo, con cui ci trastulliamo in acquario. Tanto per avere una pallida idea del suo contributo alla conoscenza dell'ittiofauna mondiale ecco una bibliografia approssimativa di quanto ha pubblicato sui ciclidi:

- 1905. A revision of the fishes of the South American Cichlid genera, Acara, Nannacara, Acaropsis and Astronotus. A. M. (7) 15, 329-427.
- 1905. A revision of the fishes of the American Cichlid genus, Cichlosoma and of allied genera. A. M. (7) 16, 225-243, 316-340.
- 1905. A revision of the fishes of the South American Cichlid genera Crenacara, Batrachops and Crenicichla. Proc. Zool. Soc. Lond. 152-168.
- 1906. A revision of the South American cichlid genera Retroculus, Geophagus, Heterogramma and Biotoecus. A. M. (7) 17, 49-66.
- 1906. A revision of the fishes of the South American Cichlid genera Cichla, Chaetobranchus and Chaetobranchopsis, with notes on the genera of the American Cichlidae. A. M. (7) 17, 230-249.
- 1908. Description of a new Cichlid fish of the genera Heterogramma from Demerara. A. M. (8) 1, 370-371.
- 1908. Description of a new fish of the genus Cichlosoma from Tampico, with notes on some other fishes from Mexico and the Caribbean Sea. A. M. (8) 2, 222-223.
- 1909. Description of a new Cichlid fish of the genus Heterogramma from La Plata. A. M. (8) 3, 270.
- 1912. Description of new Cichlid fishes from South America in the British Museum. A. M. (8) 9, 534-536.
- 1913. A synopis of the Cichlid fishes of the genus Crenicichla. A. M. (8) 11, 498-504.
- 1920. The classification of the fishes of the family Cichlidae – I. The Tanganyikan genera. A. M. (9) 5, 33-53.
- 1920. A new Cichlid fish of the Genus Limnochromis from lake Tanganyika. A. M. (9) 5, 152.
- 1920. A revision of the African Cichlid fishes of the genus Tylochromis. A. M. (9) 5, 163-169.
- 1921. The Cichlid fishes of Lakes Albert Edward and Kivu. A. M. (9) 8, 632-639.
- 1921. The Cichlid fishes of Lakes Nyassa. Proc. Zool. Soc. Lond. 675-727, pl. 1-6.
- 1922. The classification of the fishes of the family Cichlidae – II. On African and Syrian genera not restricted to the great lakes. A. M. (9) 10, 249-264.
- 1922. The Cichlid fishes of Lakes Victoria. Proc. Zool. Soc. Lond. 157-191, pl. 1-4.
- 1925. Three new Cichlid fishes of the genus Haplochromis from Lake Edward, Central Africa. Occ. Pap. Boston Soc. Nat. Hist. 5, 187-188, pl. 8-10.
- 1928. (With Trewavas E.) Four new Cichlids fishes from Lake Victoria. A. M. (10) 2, 224-226.
- 1929. New Cichlid fishes from Lakes Victoria, Kioga and Albert. A. M. (10) 3, 388-392.
- 1932. The Cichlid fishes described by Borodin from Lakes Tanganyika and Victoria. Proc. New Engl. Zool. Cl. 13, 27-29.

Conservatore del Museo di Storia Naturale di Londra, di cui è stato anche Direttore, Charles Tate Regan ha lavorato con altri grandi ittiologi che tanto hanno contribuito alla conoscenza dei ciclidi come George Albert Boulenger, di cui è stato assistente, e con Albrecht Karl Ludwig Gotthilf Günther. Continuatrice del suo lavoro, e sua assistente, fu la Dott.ssa Ethelwynn Trewavas, l'autrice, insieme ad Eccles, dell'influente "Malawian cichlid fishes. The classification of some Haplochromine genera" che rivide, con grande successo, la classificazione dei ciclidi non-mbuna del Lago Malawi.
Tornando al concetto tassonomico di specie, Charles Tate Regan riuniva nella sua definizione due aspetti che possono essere derivati dal termine di "comunità". Nel primo gli individui di una specie devono essere in grado di riprodursi tra loro. Nel secondo una specie deve avere dei caratteri distintivi. Ecco a volte mi sembra di essere ancora in pieno '800; non sembrano esistere tuttora regole che permettano di decidere se una comunità riproduttiva è da ritenersi specie o sottospecie e soprattutto non sembra esistere qualcosa su cui tutti i "tassonomi", competenti ovviamente, siano sempre d'accordo.

venerdì 1 gennaio 2010

Buon anno!

Il 2009 è stato il primo anno "intero" per Mahengechromis ed è stato molto positivo: ho visto crescere il numero dei lettori e degli accessi ed i commenti non sono mancati. Un appello tuttavia lo voglio stendere: intervenite di più, senza paura, nella scienza e nell'acquariofilia tutti hanno diritto di parola. Devo confessare che mi sono divertito parecchio ad aggiornare il blog e spero che questa sensazione valga anche per chi mi legge.
Nel giorno tradizionalmente dedicato ai propositi per l'anno nuovo un paio di pensieri mi occupa la mente. Come mai in Italia esistono così pochi blog incentrati sugli acquari o sul mondo acquatico? È vero, nel resto del mondo la situazione non sembra esseremigliore, ma basta indagare un attimo sulla realtà spagnola e, per esempio, appaiono tanti blog incentrati esclusivamente sui ciclidi del lago Tanganica. In Italia praticamente non c'è nulla di paragonabile. Perché? Eppure l'Italia è notoriamente il paese dove le persone che scrivono sono molte più di quelle che leggono.
Il secondo pensiero riguarda invece i contenuti del blog. Questo blog ha a che fare frequentemente con una disciplina che appare spesso astratta e demodè: la tassonomia. Alcuni l'hanno affermato che "la tassonomia ha scarsa rilevanza per l'acquariofilo", tuttavia mi permetto di insistere. Se vado ad osservare le statistiche dei post, quelli con le maggiori letture sono i post sulle nuove specie, post dove intenzionalmente non mi limito ad una semplice interpretazione dell'articolo di descrizione della specie, ma introduco sempre qualche riflessione, corretta o sbagliata che sia. È questo interesse, che credo non si limiti solo al fatto che viene alla ribalta una nuova specie e che interpreto come un incoraggiamento, che mi spinge a perseverare. Sono tuttavia convinto che la tassonomia è una scienza che vale la pena raccontare a tutti ed un acquariofilo, o chiunque ami la natura in generale, non può evitarla. Per finire confesso che non ho dimenticato i post suggeritomi in passato, uno per tutti quello riguardante l'origine dei ciclidi africani; posso solo dire che sono in cantiere.
Buon anno a tutti!