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giovedì 13 agosto 2009

L'alga "assassina"

Il recente (s)parlare di alga assassina sui media mi ha spinto a rispolverare un libro che lessi qualche anno fa. Vi propongo perciò una breve recensione.



Sono là fuori, stanno avanzando. Sono ostili. Nulla li ferma, sono invincibili. Non si tratta di una finzione di Orson Welles, gli invasori esistono. Sono le specie aliene ed invasive, organismi che per scherzo del destino o per deliberata azione sono stati immessi in un territorio che non li vedeva presenti. Una volta insediatisi gli alieni sono in grado di riprodursi in modo incontrollato; non esistono, infatti, competitori efficienti o predatori specializzati in grado di contrastarli. È il caso di Caulerpa taxifolia, un'alga verde tropicale recentemente comparsa nel Mar Mediterraneo. A detta dell'autore, il noto ficologo (si chiamano così gli studiosi di alghe) Prof. Alexandre Meisnez, i primi esemplari di quest'alga sono stati gettati in mare dalle finestre del Museo Oceanografico di Monaco durante la manutenzione delle vasche. In acquari ben funzionanti alghe di questo genere tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile e periodicamente devono essere sfoltite per non mettere a rischio l'equilibrio dell'ecosistema artificiale. Il fatto di essere tropicali tuttavia dovrebbe impedirne la sopravvivenza in un mare temperato. Oppure il cosiddetto mare temperato, tanto temperato non lo è più?
Alga invasiva e pure "assassina"! Numerosi rappresentanti del genere Caulerpa, infatti, producono tossine, anche mortali. Non deve stupire la presenza di composti tossici, si tratta di una delle innumerevoli strategie difensive messe in atto da alghe e vegetali in genere. È raro tuttavia che l'uccisione sia diretta perché gli animali imparano in fretta ad evitarla, un po' come le mucche che in un prato sanno cosa mangiare e cosa no. Quindi che male c'è in una "nuova" specie che colonizza il Mediterraneo? Nessuno, se non fosse che soffoca le foreste della fanerogama simbolo del Mare Nostrum, la Posidonia, uno degli ultimi ambienti più biodiversi del Mediterraneo. Nessuno, se non fosse che ricopre pareti dove vivono una fauna ed una flora marina ampie e diversificate. Nessuno, se non fosse che la maggior parte degli animali la evitano. Queste sono le denunce del Professor Meisnez che per primo ha sollevato la controversa questione Caulerpa. Lanciato il sasso nasce la disputa che procede secondo uno schema collaudato (avete presente il meccanismo messo in atto dalle case produttrici di tabacco quando si iniziò a parlare del rapporto sigarette-tumore al polmone?). L'alga c'è, ma non c'è. La sua avanzata, infatti, non è stata notata subito. Se c'è significa che è originaria del Mediterraneo. Qualcuno, infatti, ha affermato che l'alga misteriosa era una specie risvegliatasi da una sorta di lungo letargo. Anche se è tropicale che influsso negativo volete che abbia? Oltre alle varie incertezze scientifiche aggiungete la proverbiale lentezza burocratica della macchina statale, un aspetto che non sembra essere solo italiano, e si ottiene che quando si grida "Al lupo" la reazione non arriva.
Il "Caulerpa affair" ha vari piani di lettura. Un'alga tropicale, un'autorevole istituzione scientifica, il rimpallo delle responsabilità et voilà, il gioco è fatto. Televisioni, giornali, riviste avranno di che rimestare dando spesso la parola a certi esperti del settore che cavalcheranno l'onda per divulgare i risultati delle proprie ricerche (convinzioni o preconcetti in alcuni casi?) senza lasciare possibilità di replica agli oppositori. Le tivù, la radio e, perché no, internet raggiungono un numero enorme di persone, inimmaginabile anche per le più autorevoli riviste scientifiche. Non importa che le fonti non siano controllate, un controllo serio richiede tempo e competenza che ben pochi si possono permettere.
Manca la ciliegina sulla torta, l'aspetto che più turba l'acquariofilo che è in me. Gli studi genetici hanno identificato l'origine della Caulerpa invasiva: è lo stesso ceppo presente negli acquari domestici di tutto il mondo. È quasi come essere complici, anche se involontari, di un assassinio.
Rivisto a qualche anno di distanza dalla pubblicazione, l'edizione francese è del 1997, mentre quella italiana è del 2001, il volume mi ispira uno strano sentimento di tenerezza che stride con lo sdegno che mi procurò al tempo; allora mai avrei immaginato che i pesci pappagallo avrebbero scambiato l'arcipelago Toscano per un mare tropicale oppure che i barracuda sarebbero diventati protagonisti dello spinning contemporaneo in Mediterraneo. L'alga assassina è la punta mediatica di una trasformazione globale che procede inesorabile nell'omogeneizzazione ambientale. Già sulla terraferma a volte non sai se si trovi a Singapore, Milano, Londra, Washington. Il paesaggio è lo stesso dapperttutto: un po' di robinia, ailanto, qualche betulla. Ora anche l'ambiente sommerso per quanto possibile si sta adeguando: i tropici a casa tua o casa tua come i tropici. Che differenza c'è?


Alexandre Meinesz. L'alga assassina. Caulerpa taxifolia: un attentato alla biodiversità del Mediterraneo. Bollati Boringhieri, p. 285, € 24.79.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se non ricordo male il museo oceanografico di monaco ha delle grosse condotte di pescaggio e dopo ributta l'acqua in mare. Non ho idea se abbia dei filtri e un sistema di sterilizzazione prima del ritorno dell'acqua in mare. Altrimenti sai quanti milioni di larve finiscono in mare?
Se riesco a beccarli ti porto delle foto dei ciclidi del borneo. Anche se da tropico a tropico e' meno traumatico.

ciao enrico

Tupaia ha detto...

Un gran bel post, complimenti, interessante e condivisibile dalla prima all'ultima parola.
Tupaia

Unknown ha detto...

@Enrico: spero bene che ci siano dei sistemi di sterilizzazione in uscita.
@Tupaia: detto da te e' un onore!