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lunedì 26 gennaio 2009

Honey, I Shrunk the Kids! (Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi!)

La domesticazione influisce sul comportamento e sulla morfologia degli animali. Non è una novità e l'umanità deve molto a questo fenomeno. Un aspetto meno noto della domesticazione è che le dimensioni del cervello degli animali in cattività subiscono frequentemente una riduzione le cui cause andrebbero ricercate nei lenti cambiamenti genetici che intervengono sotto il controllo della selezione naturale, nei numerosi incroci tra consanguinei (depressione da inincrocio) e nella selezione artificiale che cercando di ottenere individui docili e dall'alto tasso riproduttivo interviene anche su altre caratteristiche (siamo nei dintorni dei geni pleiotropici, i geni che influiscono su più caratteri). Permane il dubbio tuttavia che ci sia anche una certa plasticità nella risposta dell'individuo all'ambiente di cattività. La plasticità forse spiegherebbe anche perchè il cervello della discendenza di animali nati in cattività continuerebbe a rimanere piccolo nonostante il ritorno all'ambiente d'origine. Nonostante l'esistenza di differenze di taglia nel cervello, i comportamenti di animali selvatici ed in cattività non differiscono di molto per varietà. Quello che sembra variare invece è la frequenza di determinati comportamenti. Per esempio nel caso di animali in cattività esiste una maggiore propensione ad avvicinare oggetti sconosciuti, una maggiore velocità nel tornare all'attività che li occupava prima dell'incontro con un predatore ed un minore propensione al corteggiamento.
Per verificare quanto velocemente insorgano i cambiamenti di taglia nel cervello ci si è rivolti al guppy (Poecilia reticulata). I guppy sono pesci ossei originari di Trinidad appartenenti alla famiglia dei Pecilidi che hanno trovato ampia diffusione negli acquari di tutto mondo grazie alle livree colorate dei maschi ed alla facilità di allevamento. In particolare si è studiato la taglia del telencefalo e del tetto ottico, due regioni del cervello coinvolte in alcuni comportamenti ad elevata rilevanza ecologica. Il telencefalo è responsabile della memoria spaziale, mentre la regione del tetto ottico del meccanismo di integrazione dei dati visivi.

Cervello di guppy (modificato da Burns J.G., Saravanan A., Rodd F.H. 2009).

Gli esperimenti hanno coinvolto la progenie di guppy selvatici che è stata allevata per circa un anno in vasche poco arredate o molto arredate (queste ultime sono vasche di dimensioni elevate ripetto alle precedenti con un numero di oggetti raddoppiato). I risultati hanno mostrato che in una sola generazione la taglia del cervello è considerevolmente diminuita: il telencefalo del 19,2% ed il tetto ottico del 17,8%. La riduzione di taglia è stata pressochè identica in tutti i guppy nati in laboratorio. Probabilmente non si è ancora in grado di riprodurre gli elementi necessari al normale sviluppo del cervello di un guppy e l'arredamento (la complessità spaziale) di una vasca è solo un aspetto della questione.
Esistono tuttavie anche spiegazioni alternative del fenomeno. Se le dimensioni del cervello influissero in qualche modo sulla mortalità di una popolazione la variabilità degli individui in natura sarebbe molto ridotta. Tale eventualità va esclusa dato che l'analisi ha mostrato che non esistono differenze significative nella varianza delle dimensioni del telencefalo e del tetto ottico dei guppy nativi rispetto a quelli di prima generazione. Un'altra ipotesi spiega le maggiori dimensioni del cervello dei genitori con il fatto che questi sono più vecchi dei figli e che il cervello dei pesci continua a crescere per tutta la vita dell'individuo. Secondo questa teoria i guppy nati in cattività non avrebbero potuto raggiungere le taglie dei genitori e la dimensione del cervello dei giovani sarebbe perciò proporzionale alla loro giovane età. Anche questa spiegazione va rigettata dato che il sacrificio degli animali è avvenuto per tutti alla stessa lunghezza indipendentemente dall'età. Nel caso dei guppy nati in cattività, inoltre, la dieta è molto più ricca rispetto a quella dei genitori nelle località di provenienza ed è noto che una dieta povera è causa di disordini per lo sviluppo neurologico. Secondo questo ragionamento a parità di dimensioni i guppy nati in cattività dovrebbero avere un cervello più sviluppato.
Concludendo, i risultati di questo studio mostrano che occorre percorrere ancora molta strada per fornire ai pesci dei nostri acquari ambienti paragonabili a quelli naturali che pemettano loro lo sviluppo completo di tutti i possibili comportamenti tipici della specie. Ancora più sorprendente è il fatto che differenze come quelle rilevate possono anche sopraggiungere velocemente, in questo caso in una sola generazione.
Cosa state dicendo? Perché si continuano ad allevare in acquario popolazioni di specie estinte in natura o semplicemente pesci che vanno ad ingrossare le fila delle ridotte popolazioni locali se avranno difficoltà ad integrarsi nell'ambiente naturale? Perché allevare popolazioni che pur discendendo da genitori nati liberi sono diversi in comportamento e morfologia dai loro progenitori? Perché probabilmente è l'unica strada attualmente percorribile per salvare certe specie. Probabilmente in un domani, che spero prossimo, si scoprirà come agire e su quali fattori puntare. Solo allora avremo pesci "naturali" nati in casa, pronti per essere liberati nelle località d'origine e degni di essere studiati, ma nel frattempo non possiamo perderli.

Burns J.G., Saravanan A., Rodd F.H. 2009. Rearing environment affects the brain size of guppies: lab-reared guppies have smaller brains than wild-caught guppies. Ethology 115: 122-133

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