I fontanili sono un fenomeno squisitamente padano e quindi perdono tutti coloro che non li conoscano, e li invito ad un corso accelerato su di essi.
Nella zona di passaggio tra alta e bassa pianura avviene frequentemente che le acque di falda affiorino in superficie dando vita alle risorgive. Per bonificare e drenare i terreni paludosi che ne scaturivano, siamo circa verso il 1000, vennero praticati "buchi" di grandi dimensioni che raccoglievano l'acqua e la incanalavano via. Nascevano così i fontanili, un felice prodotto dell'interazione dell'uomo con la natura. Poiché l'acqua che scaturisce dal terreno è a temperatura costante, si va dai 12 ai 16°C a seconda della stagione, i fontanili permettevano la pratica della marcita. Essa consisteva nella fornitura di acqua a prati polifiti che producevano così un paio di tagli di erba in più rispetto alla conduzione usuale. Con il tempo la pratica della marcita è andata sparendo ed i fontanili con essa. Ora i fontanili superstiti hanno perso gran parte dell'importanza agronomica che avevano, ma sono diventati aree ad alta biodiversità nel "deserto" dell'antropizzata pianura padana. In certi casi si può parlare di hot-spot di biodiversità dato che alcuni fontanili ospitano specie endemiche di invertebrati appartenenti alla fauna delle acque sotterranee. I fontanili sono tuttavia luoghi importanti anche per i vertebrati, in particolar modo pesci ed anfibi. In genere i fontanili sono dominio dei pesci. L'elenco di specie è ampio e tra le mie preferite vi sono i gobidi panzarolo, Knipowitschia punctatissima, che vede nei fontanili l'ambiente di elezione e ghiozzo padano, Padogobius martensii, e lo scazzone, Cottus gobio, che tuttavia appartiene alla famiglia dei cottidi. I due gobidi sono specie subendemiche dell'Italia settentrionale, mentre lo scazzone mostra diffusione più ampia benché generalmente popoli le acque fredde e limpide delle zone a salmonidi dei fiumi. Per questo motivo nelle aree di pianura della Lombardia lo scazzone popola quasi esclusivamente i fontanili.
Se rivolgiamo lo sguardo invece agli anfibi, una specie tipica dell'ambiente di fontanile è la rana di Lataste, Rana latastei, un'altra entità subendemica dell'Italia settentrionale. Oggi, mentre vagavo per la campagna, pensavo a lei osservando la neve. Le rane, infatti, durante l'inverno rallentano le funzioni vitali e vanno in letargo. Se la temperatura ambientale rimane alta, tuttavia, gli individui devono consumare parte dell'energia accumulata che va a scapito della produzione delle uova. Avrete capito ora, oggi guardando la neve pensavo alle migliaia di rane di Lataste rifugiatesi in piccole cavità sotterranee o nella lettiera ed al loro sonno rigeneratore e pensavo soprattutto al boom di deposizioni che spero si succederanno questa primavera nei fontanili.
Termino con una fotografia del fontanile che ho visitato oggi. È un fontanile intermittente che non ha acqua tutto l'anno. Per chi volesse saperne di più sui fontanili consiglio di scaricare questo volume della serie Quaderni Habitat. È un'ottima introduzione all'argomento. Sui fontanili tuttavia tornerò ancora dato che sono la costante della mia carriera naturalistica. Insomma, non si vive di soli ciclidi.
Nella zona di passaggio tra alta e bassa pianura avviene frequentemente che le acque di falda affiorino in superficie dando vita alle risorgive. Per bonificare e drenare i terreni paludosi che ne scaturivano, siamo circa verso il 1000, vennero praticati "buchi" di grandi dimensioni che raccoglievano l'acqua e la incanalavano via. Nascevano così i fontanili, un felice prodotto dell'interazione dell'uomo con la natura. Poiché l'acqua che scaturisce dal terreno è a temperatura costante, si va dai 12 ai 16°C a seconda della stagione, i fontanili permettevano la pratica della marcita. Essa consisteva nella fornitura di acqua a prati polifiti che producevano così un paio di tagli di erba in più rispetto alla conduzione usuale. Con il tempo la pratica della marcita è andata sparendo ed i fontanili con essa. Ora i fontanili superstiti hanno perso gran parte dell'importanza agronomica che avevano, ma sono diventati aree ad alta biodiversità nel "deserto" dell'antropizzata pianura padana. In certi casi si può parlare di hot-spot di biodiversità dato che alcuni fontanili ospitano specie endemiche di invertebrati appartenenti alla fauna delle acque sotterranee. I fontanili sono tuttavia luoghi importanti anche per i vertebrati, in particolar modo pesci ed anfibi. In genere i fontanili sono dominio dei pesci. L'elenco di specie è ampio e tra le mie preferite vi sono i gobidi panzarolo, Knipowitschia punctatissima, che vede nei fontanili l'ambiente di elezione e ghiozzo padano, Padogobius martensii, e lo scazzone, Cottus gobio, che tuttavia appartiene alla famiglia dei cottidi. I due gobidi sono specie subendemiche dell'Italia settentrionale, mentre lo scazzone mostra diffusione più ampia benché generalmente popoli le acque fredde e limpide delle zone a salmonidi dei fiumi. Per questo motivo nelle aree di pianura della Lombardia lo scazzone popola quasi esclusivamente i fontanili.
Se rivolgiamo lo sguardo invece agli anfibi, una specie tipica dell'ambiente di fontanile è la rana di Lataste, Rana latastei, un'altra entità subendemica dell'Italia settentrionale. Oggi, mentre vagavo per la campagna, pensavo a lei osservando la neve. Le rane, infatti, durante l'inverno rallentano le funzioni vitali e vanno in letargo. Se la temperatura ambientale rimane alta, tuttavia, gli individui devono consumare parte dell'energia accumulata che va a scapito della produzione delle uova. Avrete capito ora, oggi guardando la neve pensavo alle migliaia di rane di Lataste rifugiatesi in piccole cavità sotterranee o nella lettiera ed al loro sonno rigeneratore e pensavo soprattutto al boom di deposizioni che spero si succederanno questa primavera nei fontanili.
Termino con una fotografia del fontanile che ho visitato oggi. È un fontanile intermittente che non ha acqua tutto l'anno. Per chi volesse saperne di più sui fontanili consiglio di scaricare questo volume della serie Quaderni Habitat. È un'ottima introduzione all'argomento. Sui fontanili tuttavia tornerò ancora dato che sono la costante della mia carriera naturalistica. Insomma, non si vive di soli ciclidi.
2 commenti:
Vai tranquillo con le sarre. Più fa freddo, più riposano; più riposano, più riprenderanno alla grande in primavera.
Mi ricordo un articolo molto bello sui fontanili su di un vecchio numero di Hydra (era sempre tuo?). Molto molto interessanti.
Prima o poi ne devo vedere uno dal vivo.
Fabio
Per le Sarre lo sapevo del freddo, ma sai com'è.
L'articolo su hydra era sempre mio. D'altronde come scrivevo nel post ho dedicato molte tempo della mia passione ai fontanili e tuttora è così. Per vederli devi venire al nord. Fammi sapere.
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