"Confusione
confusione mi dispiace
se sei figlia della solita illusione
e se fai confusione
confusione
tu vorresti imbalsamare anche l'ultima e più piccola emozione"
se sei figlia della solita illusione
e se fai confusione
confusione
tu vorresti imbalsamare anche l'ultima e più piccola emozione"
Confusione, 1972, Battisti
In questi giorni sono stati pubblicati alcuni articoli veramente interessanti. Il più intrigante riguarda i discus e vorrebbe chiarire l'intricata situazione tassonomica del genere Symphysodon attraverso l'analisi del DNA mitocondriale: Molecular Phylogenetics and Evolution, Volume 49, Issue 1, October 2008, Patterns of diversification in the discus fishes (Symphysodon spp. Cichlidae) of the Amazon basin. Pages 32-43, Izeni Pires Farias, Tomas Hrbek. (qui l'abstract).
Ritenuto uno dei pesci più belli ed affascinanti dell'acquario d'acqua dolce, il discus riserva sorprese sia dal punto di vista del comportamento sia per il numero sorprendente di varianti di colore. In natura il discus è diffuso nelle aree più basse del bacino del Rio delle Amazzoni dove frequenta ogni tipo di acqua, nera, bianca e chiara purché libera da sedimenti. Come anticipato la situazione tassonomica è confusa e in continua evoluzione. Una delle classificazioni più diffuse in acquariofilia prevede due specie, S. discus e S. aequifasciatus, e cinque sottospecie: S. discus discus (discus di Heckel), S. discus willischwartzi, S. aequifasciatus haraldi (discus verde), S. aequifasciatus aequifasciatus (discus blu), S. aequifasciatus axelrodi (discus marrone). Altri autori, Robert Allgayer, ittiologo non professionista appartenente all'associazione francese ciclidofila, considerano esistere una sola specie con tre sottospecie, S. d. discus, S. d. aequifasciatus, S. d. willischwartzi. Altri ancora, tra cui il noto ittiologo Sven Kullander, considerano solo due due specie: S. discus e S. aequifasciatus. La situazione è tuttavia in continua evoluzione e nel 2006 viene descritta una nuova specie, tra gli autori lo stesso Kullander, sotto il nome di S. tarzoo che comprende i discus verdi con spot rossi diffusi nel bacino orientale del Rio delle Amazzoni. Nel 2007 viene pubblicato un articolo (Bleher, H., Stölting, K.N., Salzburger, W., Meyer, A., 2007. Revision of the genus Symphysodon Heckel, 1840 (Teleostei: Perciformes: Cichlidae) based on molecular and morphological characters. Aqua 12, 133–174) che mescola ulteriormente le carte e cerca di rimediare ad un errore formale compiuto nel libro “Bleher’s Discus” pubblicato nel 2006. Secondo questa revisione le specie valide sono tre: S. discus, S. aequifasciatus e S. haraldi.
Arriviamo ora al nuovo studio che analizza 334 esemplari di discus provenienti da ben 24 località diverse e che sembra dimostrare l'esistenza di una sola specie di discus. L'analisi mette in risalto che esistono tre gruppi ben distinti e monofiletici (derivanti dallo stesso antenato) corrispondenti al discus verde, a quello blu e ad un gruppo di discus diffuso nel bacino idrografico del Rio Xingu. Questi gruppi verrebbero affiancati ai discus marroni ed a S. discus e S. d. willischwartzi il cui lignaggio non è altrettanto ben definito.
Da tutto questo gli autori ricavano alcune interessanti ipotesi:
1. i diversi gruppi di discus sono mantenuti distinti da differenze nella chimica dell'acqua. Il discus marrone del basso corso del Rio delle Amazzoni e l'Heckel del Rio Negro potrebbero essersi isolati a causa delle differenti caratteristiche chimico-fisiche delle acque che impediscono il rimescolamento delle popolazioni. Gli autori si pongono anche la domanda se le diverse caratteristiche delle acque abbiano promosso la differenziazione delle popolazioni di discus.
2. I discus verdi sono rimasti isolati in seguito al sorgere delle Ande centrali che ha diviso il bacino amazzonico nella regione orientale ed occidentale.
3. I discus di Xingu, diffusi nel basso corso del Rio delle Amazzoni , potrebbero essere il risultato dell'isolamento causato dalla frammentazione del territorio in seguito alle variazioni del livello del Rio delle Amazzoni avvenute circa 800.000 anni fa.
Siamo di fronte ad un lavoro di notevole portata per l'elevato numero di individui analizzati e per le conclusioni tratte. L'unico punto debole potrebbe stare nella parte dove si tratta della speciazione e delle specie del gruppo. Gli autori ritengono che i discus siano costituiti da una sola specie in via di differenziamento. Per dimostrarlo discutono le varie definizioni di specie e le loro applicazioni al caso in oggetto. Secondo il concetto di specie filogenetica (il più piccolo raggruppamento di organismi che forma un insieme monofiletico per lignaggio), una specie è definita da un carattere diagnostico (apomorfico). Ebbene nei discus non sarebbe possibile trovare un carattere tale da poter distinguere i vari gruppi. Secondo il concetto di specie biologica (gruppo di popolazioni riproduttivamente separate tra loro), non è altrettanto possibile distinguere delle specie (riporto con le virgolette il testo dell'articolo) "dato che tutte le forme di Symphysodon si incrociano in cattività o in condizioni semi-naturali, e forme apparentemente ibride sono state ritrovate in natura". Anche secondo il concetto di specie di coesione non è possibile rintracciare più di una specie dato che tutte le forme ibridano quando si dà loro possibilità oppure sono in grado di scambiare di ambiente (sono ecologicamente equivalenti). Queste ultime affermazioni mi lasciano perplesso. Quasi tutti i ciclidi ibridano in acquario, anche specie molto distanti per parentela, qualunque acquariofilo lo sa. Occorrerebbero quindi esperimenti di scelta del partner, molti esperimenti tra l'altro, che non mi risulta siano mai stati eseguiti per poter affermare con certezza se stiamo parlando di discus di diverse specie. Gli autori non citano, inoltre, le fonti che riportano il ritrovamento di ibridi naturali e quando parlano di ibridi, parlano di "apparenti forme ibride". Per quanto riguarda il concetto di specie filogenetica non oso esprimermi più di tanto. Non sono un grande fan della cladistica. Il timore che hanno alcuni nell'applicare questo concetto è che si arrivi ad una proliferazione del numero di specie. Suona un po' beffardo che in questo caso non sia possibile distinguerne più di una. Per quanto riguarda invece l'ultimo concetto di specie riportato non vedo nulla di strano nel fatto che discus di varie popolazioni abbiano le stesse richieste ecologiche. In certi casi ciò che spinge la speciazione potrebbe non essere l'ecologia della specie, ricordate il post su visione e speciazione nel caso di Pundamilia pundamilia e P. nyererei?
Mi fermo qui. Tralascio la discussione delle premesse dell'articolo riguardanti la distribuzione delle diverse forme di discus. Forse meriterebbe un post apposito ed io devo riprendermi dai capogiri che mi hanno colto nel mettere in fila le varie ipotesi di classificazione. Mi attanaglia anche un dubbio: avrò dimenticato qualcuno?
Ritenuto uno dei pesci più belli ed affascinanti dell'acquario d'acqua dolce, il discus riserva sorprese sia dal punto di vista del comportamento sia per il numero sorprendente di varianti di colore. In natura il discus è diffuso nelle aree più basse del bacino del Rio delle Amazzoni dove frequenta ogni tipo di acqua, nera, bianca e chiara purché libera da sedimenti. Come anticipato la situazione tassonomica è confusa e in continua evoluzione. Una delle classificazioni più diffuse in acquariofilia prevede due specie, S. discus e S. aequifasciatus, e cinque sottospecie: S. discus discus (discus di Heckel), S. discus willischwartzi, S. aequifasciatus haraldi (discus verde), S. aequifasciatus aequifasciatus (discus blu), S. aequifasciatus axelrodi (discus marrone). Altri autori, Robert Allgayer, ittiologo non professionista appartenente all'associazione francese ciclidofila, considerano esistere una sola specie con tre sottospecie, S. d. discus, S. d. aequifasciatus, S. d. willischwartzi. Altri ancora, tra cui il noto ittiologo Sven Kullander, considerano solo due due specie: S. discus e S. aequifasciatus. La situazione è tuttavia in continua evoluzione e nel 2006 viene descritta una nuova specie, tra gli autori lo stesso Kullander, sotto il nome di S. tarzoo che comprende i discus verdi con spot rossi diffusi nel bacino orientale del Rio delle Amazzoni. Nel 2007 viene pubblicato un articolo (Bleher, H., Stölting, K.N., Salzburger, W., Meyer, A., 2007. Revision of the genus Symphysodon Heckel, 1840 (Teleostei: Perciformes: Cichlidae) based on molecular and morphological characters. Aqua 12, 133–174) che mescola ulteriormente le carte e cerca di rimediare ad un errore formale compiuto nel libro “Bleher’s Discus” pubblicato nel 2006. Secondo questa revisione le specie valide sono tre: S. discus, S. aequifasciatus e S. haraldi.
Arriviamo ora al nuovo studio che analizza 334 esemplari di discus provenienti da ben 24 località diverse e che sembra dimostrare l'esistenza di una sola specie di discus. L'analisi mette in risalto che esistono tre gruppi ben distinti e monofiletici (derivanti dallo stesso antenato) corrispondenti al discus verde, a quello blu e ad un gruppo di discus diffuso nel bacino idrografico del Rio Xingu. Questi gruppi verrebbero affiancati ai discus marroni ed a S. discus e S. d. willischwartzi il cui lignaggio non è altrettanto ben definito.
Da tutto questo gli autori ricavano alcune interessanti ipotesi:
1. i diversi gruppi di discus sono mantenuti distinti da differenze nella chimica dell'acqua. Il discus marrone del basso corso del Rio delle Amazzoni e l'Heckel del Rio Negro potrebbero essersi isolati a causa delle differenti caratteristiche chimico-fisiche delle acque che impediscono il rimescolamento delle popolazioni. Gli autori si pongono anche la domanda se le diverse caratteristiche delle acque abbiano promosso la differenziazione delle popolazioni di discus.
2. I discus verdi sono rimasti isolati in seguito al sorgere delle Ande centrali che ha diviso il bacino amazzonico nella regione orientale ed occidentale.
3. I discus di Xingu, diffusi nel basso corso del Rio delle Amazzoni , potrebbero essere il risultato dell'isolamento causato dalla frammentazione del territorio in seguito alle variazioni del livello del Rio delle Amazzoni avvenute circa 800.000 anni fa.
Siamo di fronte ad un lavoro di notevole portata per l'elevato numero di individui analizzati e per le conclusioni tratte. L'unico punto debole potrebbe stare nella parte dove si tratta della speciazione e delle specie del gruppo. Gli autori ritengono che i discus siano costituiti da una sola specie in via di differenziamento. Per dimostrarlo discutono le varie definizioni di specie e le loro applicazioni al caso in oggetto. Secondo il concetto di specie filogenetica (il più piccolo raggruppamento di organismi che forma un insieme monofiletico per lignaggio), una specie è definita da un carattere diagnostico (apomorfico). Ebbene nei discus non sarebbe possibile trovare un carattere tale da poter distinguere i vari gruppi. Secondo il concetto di specie biologica (gruppo di popolazioni riproduttivamente separate tra loro), non è altrettanto possibile distinguere delle specie (riporto con le virgolette il testo dell'articolo) "dato che tutte le forme di Symphysodon si incrociano in cattività o in condizioni semi-naturali, e forme apparentemente ibride sono state ritrovate in natura". Anche secondo il concetto di specie di coesione non è possibile rintracciare più di una specie dato che tutte le forme ibridano quando si dà loro possibilità oppure sono in grado di scambiare di ambiente (sono ecologicamente equivalenti). Queste ultime affermazioni mi lasciano perplesso. Quasi tutti i ciclidi ibridano in acquario, anche specie molto distanti per parentela, qualunque acquariofilo lo sa. Occorrerebbero quindi esperimenti di scelta del partner, molti esperimenti tra l'altro, che non mi risulta siano mai stati eseguiti per poter affermare con certezza se stiamo parlando di discus di diverse specie. Gli autori non citano, inoltre, le fonti che riportano il ritrovamento di ibridi naturali e quando parlano di ibridi, parlano di "apparenti forme ibride". Per quanto riguarda il concetto di specie filogenetica non oso esprimermi più di tanto. Non sono un grande fan della cladistica. Il timore che hanno alcuni nell'applicare questo concetto è che si arrivi ad una proliferazione del numero di specie. Suona un po' beffardo che in questo caso non sia possibile distinguerne più di una. Per quanto riguarda invece l'ultimo concetto di specie riportato non vedo nulla di strano nel fatto che discus di varie popolazioni abbiano le stesse richieste ecologiche. In certi casi ciò che spinge la speciazione potrebbe non essere l'ecologia della specie, ricordate il post su visione e speciazione nel caso di Pundamilia pundamilia e P. nyererei?
Mi fermo qui. Tralascio la discussione delle premesse dell'articolo riguardanti la distribuzione delle diverse forme di discus. Forse meriterebbe un post apposito ed io devo riprendermi dai capogiri che mi hanno colto nel mettere in fila le varie ipotesi di classificazione. Mi attanaglia anche un dubbio: avrò dimenticato qualcuno?
Nessun commento:
Posta un commento