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lunedì 4 ottobre 2010

Gioielli dall'altra Africa: Hemichromis

Coppia di Hemichromis letourneauxi
Fotografia di Mario Trioli

Sul mio faccialibro arriva di tutto, ittiologicamente parlando. L'altro giorno mi è stato chiesto come conservare un pezzo di pinna per un'analisi molecolare. Si tratta di una coppia di Hemichromis letourneauxi raccolta in Etiopia (nei pressi di Gog, non lontano da Gambela, zona occidentale dell'Etiopia verso la frontiera con il Sudan) il cui DNA potrebbe servire a Anton Lamboj. A questo punto ho chiesto le fotografie ed una la vedete in apertura.
Per ora non sono colorati come potrebbero esserlo degli Hemichromis guttatus o dei cristatus o dei lifalili, ma chissà cosa ci riserva il futuro.

Hemichromis guttatus selvatici provenienti dalla Nigeria
Fotografia di Paolo Salvagiani

La bella notizia è che Anton Lamboj sta lavorando ad una revisione del genere. Non è un segreto che vi siano due grandi gruppi di Hemichromis: i pesci gioiello e quelli a cinque macchie. I primi sono caratterizzati da una macchia nera sull'opercolo e spesso anche da un'altro sul peduncolo caudale. In molte specie vi è anche un'ulteriore macchia a metà corpo. Il secondo gruppo possiede una livrea giallo-brunastra con un ocello scuro sull'opercolo e 4-5 macchie sui fianchi. Il casino tassonomico si ha nei pesci gioiello. Sono infatti quelli più variabili, l'ultima revisione seria è datata 1979 e si hanno a disposizione pochissimi dati sulla loro distribuzione. Ad aggiungere carne al fuoco si è messo anche il mercato acquariofilo che è stato invaso da numerose forme che hanno ricevuto improbabili nomi commerciali.
Da giovane, ai tempi in cui girando per negozi milanesi chiedevo i nomi di tutti i ciclidi esposti, – la risposta più precisa era spesso "Si chiamano ciclidi" tutti i pesci gioiello erano chiamati Hemichromis bimaculatus. Ormai è abbastanza chiaro che questo ciclide è stato importato molto raramente. È giunto il momento di progredire.

Per chi fosse interessato all'hobby di conservare parti di pinne sappiate che val la pena farlo solo con individui selvatici, che la pinna deve essere messa in alcool a 90° e che andrebbe prelevata con un elettrobisturi per non stressare eccessivamente l'animale. Tanto per metterla sul personale nuovamente sappiate che in cantina ho una discreta collezione di pesci selvatici conservati in alcool. Si tratta di ciclidi del lago Tanganica che qui non nomino perché alcuni conoscenti potrebbero togliermi il saluto data la rarità delle specie. Mi serviranno per iniziare finalmente il mio viaggio nella sistematica dei ciclidi e mi furono portati direttamente dal lago alcuni anni fa da un amico. Grazie.
Un grazie a Gianni Ghezzi per avermi segnalato questi pesci e a Mario Trioli e Paolo Salvagiani che mi hanno fornito le fotografie di questo post.

Update: Anton Lamboj mi ha scritto che dalla fotografia questi esemplari potrebbero essere Hemichromis guttatus e che il loro ritrovamento così a est è davvero interessante.

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