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lunedì 10 novembre 2008

In ricordo di Jean-Claude Nourissat, il viaggiatore

Fotografia di Philippe Burnel

Cinque anni fa ci lasciava Jean-Claude Nourissat. Aveva contratto la malaria durante uno dei suoi viaggi in Madagascar alla ricerca di Ciclidi.
Ho incontrato Jean-Claude solo due volte. La prima fu al congresso AIC del 1998 dove era uno dei relatori. La seconda fu a casa sua, a Solliés-Pont in Provenza, nell'estate del 1999. Fu lì che riuscii a capire quanto potesse essere forte il richiamo della natura in un uomo.
Jean-Claude era divenuto acquariofilo in "tarda età", quasi a trent'anni. Era partito dai classici pesci rossi per poi arrivare all'acquario di discus e furono questi ultimi a spingerlo a viaggiare. Voleva conoscere gli ambienti naturali e gli esportatori di questo ciclide. Il suo primo viaggio fu in Amazzonia lungo il Rio Negro. In seguito dai discus si spostò ai ciclidi di altre aree, soprattutto a quelli dell'America Centrale, del Sud America e del Madagascar. E fu in questi paesi che viaggiò soprattutto, per cercare di ovviare alla mancanza di esportatori professionisti. Perù, Messico, Guatemala e negli anni '90 il Madagascar, la terra di frontiera dei ciclidi. Dal primo viaggio, nel 1991, ogni anno lui, oppure l'amico Patrick de Rham, visitavano l'isola. Nel 1995 Jean-Claude si ammalò gravemente: bilarzia. L'aveva contratta a Panama. La malattia fu talmente grave che dovette smettere di esercitare la professione di dentista. Eppure, una volta ristabilitosi, Jean-Claude tornò al suo Madagascar per scoprirvi tre specie nuove di Paretroplus.
Nel frattempo la casa di Jean-Claude era diventata un santuario per i pesci che riportava dai suoi viaggi. Nel cuore dell'edificio sorgeva una serra quadrata molto alta che cullava un laghetto ricco di piante, guppy e raganelle. Ai lati vi erano tre grandi stanze che ospitavano vasche di ogni forma e dimensione. Si trattava perlopiù di vasche con le pareti di cemento armato tranne il vetro frontale. La più grande era di 16.000 litri. Dentro questo oceano d'acqua si vedeva di tutto. Da vari Paretroplus (nourissati, tsimoly, petiti, maromandia) fino alle bellissime Petenia splendida. I mezzi tecnici erano volutamente rustici, un termosifone dentro le vasche ciclopiche per riscaldarle e delle pompe per muovere l'acqua. Nient'altro. La luce proveniva principalmente dai lucernari e danzava sul fondo delle vasche mettendo in risalto le splendide colorazioni dei ciclidi.
Non dimenticherò mai le due giornate che ho passato in quella casa. Jean-Claude fu meraviglioso nel farci sentire a casa nostra e nel lasciarci girare liberamente. E tutto era scoperta. Vidi per la prima volta dei Paretroplus tsimoly. Erano in cova e difendevano un territorio di circa 2 metri di diametro spingendo ogni altro pesce contro le pareti laterali. Vidi i Paraneetroplus bulleri, erano semplicemente fantastici. All'esterno della casa c'erano altri laghetti con fior di loto, raganelle, libellule. C'era anche una infinità di piscine che accoglievano i ciclidi per la trasferta estiva. Vidi un' intera stanza dedicata alle orchidee ed alle epifite. E soprattutto ascoltai Jean-Claude che parlava dei suoi viaggi e dei suoi pesci.
Di lui ora rimangono due pesci che portano il suo nome (Paretroplus nourissati e Amphilophus nourissati) e soprattutto il suo approccio ai ciclidi attraverso il viaggio negli ambienti naturali. Grazie Jean-Claude.

In youtube ho trovato questo video e quest'altro. Rendono bene l'idea della passione di Jean-Claude e di cosa significasse entrare in casa sua. Segnalo anche lo speciale AIC (Associazione Italiana Ciclidofili) n°2 del 1999 con il resoconto della visita alla casa di Jean-Claude da parte della delegazione AIC.

Trovate la versione inglese del bollettino in questione al seguente indirizzo.

(You will find the English version of the AIC bulletin about the visit to Jean-Claude's home here).

Tra il poderoso materiale in rete dedicato alla figura di Jean-Claude segnalo questo link.

7 commenti:

Fabio Sebastiani ha detto...

Grandissimo personaggio del mondo ciclidofilo e ittiologico.

Io sto ancora cercando il suo libro sui malgasci ad un prezzo umano.

enrico ha detto...

Credo che sarà certamente ricordato a lungo a prescindere dai nomi dei 2 bellissimi ciclidi. Il suo Amphilophus ho avuto la fortuna di vederlo questa estate nel Rio Chancala in Chiapas. Solo adesso scopro che viveva a Solliés-Pont. Ci sarò passato decine e decine di volte quando andavo a fare windsurf alla spiaggia dell'Almanarre, vicino a Hyeres. Inizio a rosicchiarmi le unghie.

Unknown ha detto...

Che dire Enrico. davvero sarà ricordato a lungo. Hai visto i video? Incredibile. Quella casa me la ricorderò a lungo.

Anonimo ha detto...

posso fare una domanda idiotissima, a voi che ne capite? ho letto dell'uomo ed è stato senza dubbio un gigante, ho visto i video e ho strasecolato, però....non erano sovrappopolatissime le due vasche grandi?

enrico ha detto...

Livio: non posso vedere il video pero' se e' quello a casa sua dove alimenta i pesci lo vidi anni fa sul forum francese.

Rogolino: in effetti quelli sono bestioni che in acquario raggiungono dimensioni doppie rispetto a quelle naturali. Alcune specie tipo i synspilus possono vivere in gruppi numerosissimi. Sia a livello giovanile, quando organizzano bande di teppistelli per attaccare coppie in riproduzione o piccoli, sia da adulti quando si stabilisce una gerarchia e non ci sono problemi ad avere grossi maschi con capoccione nel gruppo. Altre specie tipo bifasciatus hanno gruppi molto piccoli, Al massimo 6/7 esemplari. Magari pero' sono seguiti da intermedius o altri ciclidi. Certo e' che quelle vasche se non ricordo male sono bei mischioni perche' comprendono ciclidi di diversa provenienza e acqua. Forse se non ricordo male solo i malgasci sono tenuti da soli. Se lo dicevi riferendoti al carico organico basta una buona filtrazione.

Unknown ha detto...

In effetti erano sovrappopolate e c'erano anche dei bei mischioni come dice anche Enrico, ma i pesci erano in forma e con le pinne in buone condizioni. Direi anche che il filtraggio era adeguato. I video sono quelli che dice Enrico. Quando ero stato a casa sua comunque le vasche mi sembravano meno popolate. Poi vai a sapere se è un falso ricordo.

Anonimo ha detto...

Enrico e Livio: grazie mille. sì, io mi riferivo sia al numero e al carico organico di esemplari per vasca, che all'eterogeneità delle specie (a occhio eh, non le so distinguere), che alla mole pazzesca dei singoli pesci (ho anche pensato all'effetto-magnify spessore del vetro che doveva essere notevole per quei vasconi). anche a me ad occhio sembravano tutti sani e immagino che l'uomo sapesse il fatto suo.