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martedì 10 agosto 2010

Polenta e usei

Sono le sei. Sulla strada ci sono solo i camioncini dei muratori che se ne vanno mesti a lavorare a Milano. Ho mosso amici che hanno spostato impegni, mentito a fornitori, clienti, compagne e fidanzate per venire a fotografare i pesci dei fontanili. Li ho portati in un posto sicuro. Quel fontanile non ha mai tradito. Lì abbiamo fotografato la natrice che inghiottiva una sanguinerola. Lì abbiamo immortalato gli scazzoni e lì abbiamo inseguito i piccoli lucci. Sempre lì, ho osservato, io unico privilegiato, le lamprede d'acqua dolce. Oggi realizzeremo un servizio che quelli di National Geographic a confronto appariranno sciaquetta. Ne sono sicuro, sono passato settimana scorsa a controllare e l'acqua ribolliva di ciprinidi in accoppiamento.
Siamo arrivati. Ci cambiamo in fretta. Spostiamo i 50 kilogrammi di attrezzatura. Entriamo in acqua e poco dopo ne usciamo. Nessuno osa parlare, bastano le facce. Non c'è un pesce, neppure a pagarlo. Nel ritorno ci inseguono le immagini di figure furtive che nelle tenebre calano in acqua le reti che raccolgono il pescato reso inerme dall'elettricità delle batterie per auto.
Dalle mie parti, qualcuno, cullandosi in un passato di stenti e di "Era meglio quando si stava peggio", continua ad accompagnare la polenta con gli usei e a volte anche con le bose raccolte nei fontanili. Le multe servono a poco, è un istinto primordiale che viene sopito solo di fronte al piatto fumante.



Ecco come si dovrebbe presentare un fontanile in salute.
© Marco F.

2 commenti:

Matteo Bordone ha detto...

Ma che incazzatura. Che delusione. Che rugone allo stomaco.

Unknown ha detto...

Ecco, sì. Quella roba lì.