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sabato 21 agosto 2010

Lo strano caso dei Labetropheus (parte I)

Labeotropheus trewavasae "Katale"
Fotografia di Alessandro Lasagni

Rileggere Gould, Stephen J ovviamente, fa bene perché ti ricorda che parlare di scienza è utile purché si facciano esempi pratici e non ci si perda in divagazioni teoriche. A tornare con i piedi per terra per quanto riguarda le applicazioni del concetto di specie mi ha spinto un recente articolo riguardante i ciclidi del Lago Malawi del genere Labeotropheus.
Per coloro che sono nuovi ai ciclidi, i Labeotropheus sono quei buffi pesci del lago Malawi che possiedono un "naso" e che strappano alghe dalle rocce stando praticamente paralleli alle rocce stesse (in questo modo risentono meno dell'azione della corrente). Ora godetevi la storia tassonomica del gruppo.
Labeotropheus è un genere endemico di ciclidi del Lago Malawi che appartiene al gruppo degli Mbuna, i ciclidi che vivono a contatto delle rocce. Il genere Labeotropheus fu eretto nel 1927 da Christoph Gustav Ernst Ahl analizzando i ciclidi raccolti da Fuelleborn nella spedizione condotta nel 1897 sulle coste tanzaniane del lago. Le specie descritte da Ahl furono L. fuelleborni e L. curvirostris che furono distinte tra loro per la curvatura del muso. In seguito (1935) Ethelwin Trewavas dichiarò che curvirostris era un sinonimo di fuelleborni. Nel 1956 Geoffroy Fryer scoprì una specie di Labeotropheus dal corpo più allungato e cilindrico che descrisse in seguito come L. trewavasae. Nel 1983 Ribbink dimostrò che tra le due specie esisteva una chiara distinzione ecologica. L. fuelleborni era legato agli ambienti più superficiali (nei 5 metri di profondità), mentre L. trewavasae era legato ad ambienti più profondi (oltre i 15 metri). Ribbink stabilì anche che esistevano diverse popolazioni di Labeotropheus distinguibili tra loro per la colorazione maschile. Nelle località dove erano presenti due forme di Labeotropheus, quella più affusolata abitava sempre gli ambienti profondi, mentre quella più tozza era relegata in superficie. Ribbink concludeva che conveniva mantenere in uso il nome delle due specie finché nuove ricerche non avessero fatto luce sulla situazione. Dal 1983 di acqua, e soprattutto di pubblicazioni, ne è passata ma nessuno ha ascoltato il consiglio di Ribbink ed i Labeotropheus sono rimasti due.


Labeotropheus trewavasae "Thumbi West"
Fotografia di Alessandro Lasagni.

La domanda che sorge spontanea è: perché si sono mantenute dal punto di vista tassonomico le due specie di Labeotropheus invece che moltiplicarle come è stato fatto per altri generi di Mbuna? Il problema di fondo degli Mbuna, infatti, è che esistono numerose specie con popolazioni allopatriche i cui maschi mostrano colorazioni differenti che non si sa bene come etichettare. Specie diverse? Sottospecie? Le colorazioni maschili sono importanti perché le femmine riconoscono il partner in base al colore. Con il complesso di specie Pseudotropheus williamsi, ogni forma fu trattata come specie a sé stante, così come con le diverse forme del complesso Tropheops. Studi recenti hanno confermato che diverse popolazioni allopatriche di Mbuna, oltre che a differire per le colorazioni dei maschi, hanno anche discrete diversità genetiche, il che indica che le varie popolazioni sono isolate dal punto di vista riproduttivo. Nel caso dei Labeotropheus, invece, le diverse forme furono riferite alle due specie perché in ogni località si trovavano Labeotropheus tozzi di superficie ed altri allungati in profondità. Come dire: una specie viene definita in base all'altra. È vero che le due forme si distinguono anche per caratteristiche ecologiche, ma una differenza di questo tipo basta per definire una specie? Il fatto di abitare due ambienti diversi potrebbe essere una caratteristica ancestrale; come dire potrebbe equivalere allo stemma di famiglia che si eredita. Per definire una famiglia è sufficiente lo stemma (qualcuno in passato ha detto che basta)?
Chi si è occupato di sistematica degli Mbuna ha utilizzato fondamentalmente quattro concetti di specie: concetto di specie biologico, concetto di specie basato sul sistema di riconoscimento (secondo Paterson), concetto di specie Darwiniano (una presunta revisione del concetto di specie di raggruppamento genotipico) e concetto di specie evolutiva. Per evitare di imporre un post fiume, mi fermo qui. A breve la seconda parte.

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