Flickr, Putneymark
Ieri è morto "George il solitario", l'ultimo rappresentante di Chelonoidis nigra abingdoni, (che sia specie o sottospecie non importa molto ora). Fu scoperto dal biologo Joseph Vagvolgyi nel 1971 a oltre sessant'anni dall'ultimo avvistamento di tartarughe sull'isola di Pinta nell'arcipelago delle Galapagos. Nessuno è stato in grado di dare un'indicazione precisa dell'età di George, si suppone che sia un individuo centenario, ma si tratta di supposizioni dato che il sistema universalmente indicato per datare le tartarughe, la conta degli anelli del carapace, non è per nulla affidabile. Per salvaguardare l'ultimo esemplare della sottospecie, una delle cause principali di morte delle tartarughe giganti sembra essere la caduta dai dirupi, George fu portato ben presto alla stazione di ricerca Charles Darwin sull'isola di Santa Cruz. Da allora George ha vissuto nella stazione di ricerca conducendo la classica vita da tartaruga destreggiandosi tra la ricerca di cibo e lievi infortuni e rare patologie (una brutta caduta e un sospetto gonfiore sul collo per esempio).
George non ha lasciato eredi; i ripetuti tentativi di accoppiarlo con individui di sottospecie simili non hanno mai prodotto risultato. Ci lascia così un'icona planetaria della biodiversità in pericolo. Addio George, ci mancherai.
Se volete conoscere vita e miracoli di George consiglio l'ottimo libro di Henry Nicholls "George il solitario".
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