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martedì 12 aprile 2011

Se mi lasci non vale

Koblmüller S., Duftner N., Sefc K. M., Aibara M., Stipacek M., Blanc M., Egger B., Sturmbauer C. 2007, BMC Evolutionary Biology




Questo post fa parte della terza edizione del Carnevale della Biodiversità che ho il piacere di ospitare e che ha per titolo Le dimensioni contano. In questo post affronterò la biodiversità dal punto di vista delle strategie riproduttive dei ciclidi legandole al dimorfismo sessuale, al fatto cioè che maschi e femmine raggiungano taglie differenti geneticamente predeterminate, un fenomeno molto diffuso tra vari animali, ma che nei pesci e nei ciclidi in particolare mostra una sorprendente variabilità.

Che i due sessi siano spesso diversi per dimensioni è un fenomeno che non ha bisogno di grandi dimostrazioni. Negli invertebrati e nei cosiddetti vertebrati a sangue freddo è generalmente la femmina ad essere più grande, ma la situazione si ribalta in molti uccelli e mammiferi. Nonostante tutto però sono i ciclidi a riportare il caso più eclatante di dimorfismo sessuale fino ad ora scoperto con la specie Lamprologus callipterus del lago Tanganica. In questo ciclide delle zone sabbiose il maschio è 10 volte più grande della femmina e possiede affollati harem che dipendono dalla quantità di conchiglie vuote di gasteropodi acquatici. Le femmine di L. callipterus, infatti, depongono le uova nelle conchiglie e vi crescono i piccoli. Da parte loro i maschi sono troppo grandi per entrare nei gusci e si limitano ad accumularne sempre più, giungendo spesso a rubare le conchiglie dai cumuli altrui per ampliare harem e proprietà. Tuttavia fatta la legge, trovato l’inganno. In questa specie, infatti, esiste un secondo tipo di maschio, che può essere definito sneaker, che cresce meno e che somiglia alle femmine nella colorazione. Si tratta di un professionista del tradimento che punta a fecondare le uova appena deposte o ad accoppiarsi con le femmine quando il padrone di casa è assente. Tale "spregevole" individuo riesce ad approfittare dell'ospitalità offertagli poiché il titolare dell’harem è incapace di riconoscerlo come rivale. Se vi state chiedendo se è stato il sesso maschile a crescere oltremisura o quello femminile a ridursi in questa specie, sappiate che l'ipotesi ritenuta attualmente più probabile prevede che siano state le femmine a ridursi per poter sfruttare i letti di conchiglie come luoghi di nidificazione.

Nei ciclidi il sesso più grande è generalmente quello maschile. Questo è dovuto al fatto che buona parte dei ciclidi sono poligami vista la tendenza della maggior parte delle specie all'incubazione orale femminile. Una volta evolutasi l’incubazione orale il maschio può, infatti, facilmente sganciarsi dalla consorte alla quale demanda tutte le cure parentali e dedicarsi a nuove conquiste. In fondo ben pochi posti sono sicuri come la bocca della mamma. È il caso di gran parte degli Haplochromini che nei grandi laghi africani hanno trovato lo scenario ideale per una delle radiazioni più ampie e veloci tra tutti i vertebrati. I ciclidi maschi di questi ambienti competono tra loro per le femmine e sono costretti a diventare più grandi e più colorati.

Personalmente trovo più intrigante il caso dei ciclidi monogami, ma per arrivare a discutere del legame di coppia che si instaura occorre rendersi conto della particolarità tutta ciclidesca che sono le femmine a prendersi cura dei piccoli. Se un pesce si prende cura della prole, e non è un ciclide, si può prevedere con ragionevolezza che sia di sesso maschile. Si vince nell'ottanta per cento dei casi. Probabilmente la causa di tale monopolizzazione delle cure parentali da parte dei maschi sta nel tentativo di evitare che altri maschi fecondino le uova della femmina o delle femmine con cui ci si accoppia. Ecco spiegati i vari spinarelli che costruiscono nidi di alghe per la deposizione delle uova da parte di femmine che verranno subito dopo allontanate e i cavallucci marini che portano le uova nella borsa incubatrice. Nei ciclidi invece la situazione si ribalta. Il più delle volte è la femmina che prende in carico la cura dei figli, da sola o in collaborazione con il partner. Perché?

La risposta sta nella storia evolutiva di questi pesci ossei. Si pensa, infatti, che i ciclidi derivino da specie in cui sia il maschio che la femmina si prendevano cura della prole deponendo su substrato. Cure biparentali non richiedono necessariamente la monogamia, anzi la monogamia è affare poco diffuso che per instaurarsi necessita, perlomeno dal punto di vista teorico, di condizioni particolari: scarse possibilità di trovare un partner e/o vita in un ambiente ostile dove sono necessari gli sforzi di entrambi i genitori per portare alla maturità i figli. È il caso di Boulengerochromis microlepis, per esempio, una specie del lago Tanganica che con 80-90 cm di lunghezza è il ciclide più grande al mondo. Quando uno dei genitori di una coppia in riproduzione muore o viene allontanato, la prole viene sempre implacabilmente divorata dai predatori.

Abbandonare il talamo nuziale è quindi impossibile? No. A condizionare il legame alla famiglia da parte dei maschi è spesso la variazione delle condizioni ambientali. Alcune teorie ipotizzano che l'avanzare della stagione riproduttiva invogli all'abbandono (una nuova covata a fine stagione richiede meno cure di una prodotta all'inizio), altre invece pensano che valga l'esatto contrario. Uno studio condotto su alcuni ciclidi (5 specie del genere Amphilophus e una del genere Amatitlania) dei laghi del Nicaragua suggerisce che sia la dimensione della femmina a indurre il maschio ad andarsene. In ambienti a competizione e predazione intense, le femmine delle specie più grandi, infatti, dovrebbero essere meglio equipaggiate ad affrontare le avversità e a portare alla maturità i giovani. In natura è stato dimostrato che nelle specie più grandi l'abbandono da parte del maschio è più comune rispetto alle specie più piccole. Altri fenomeni spingono a pensare che piuttosto che la difficoltà a trovare un partner sia la ricerca di un territorio di buona qualità a condizionare un forte legame tra i genitori. A questo punto dalla monogamia alla poligamia il passo può essere breve se i maschi iniziano ad abbandonare le femmine. È solo questione di dimensioni e di tempo.

Wikimedia Commons - Hippocampus

Amatitlania nigrofasciata






Schutz, D., & Taborsky, M. (2000). Giant males or dwarf females: what determines the extreme sexual size dimorphism in Lamprologus callipterus? Journal of Fish Biology, 57 (5), 1254-1265 DOI: 10.1111/j.1095-8649.2000.tb00485.x


Topi K. Lehtonen, Bob B. M. Wong, Kai Lindström and Axel Meyer (2011). Species divergence and seasonal succession in rates of mate desertion in closely related Neotropical cichlid fishes BEHAVIORAL ECOLOGY AND SOCIOBIOLOGY : DOI: 10.1007/s00265-010-1061-6

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